Archivio mensile:Gennaio 2011

Gli Italiani votano Berlusconi.

Geniali, nella loro semplicità, sarebbero l’immagine, il logo e il nome della nuova forza politica che, stando ad alcune indiscrezioni (non è dato sapere quanto fondate) il Premier starebbe per varare.

Il nuovo partito dovrebbe chiamarsi semplicemente “Italia”.

Mi chiedo come si chiameranno gli aderenti, potrei ipotizzare “Italiani” e qui sta la genialità della scelta: nessuno potrà mai affermare che gli italiani non siano tutti dalla parte di Berlusconi.

Sparirebbero dal logo (e dal nome) il “popolo” e anche la “libertà”: pazienza per il popolo, ma la scomparsa della libertà mi inquieta un po’.

Comunque, a ben vedere, la responsabilità di tutto ciò dovrebbe ricadere su Cavour o, se vogliamo, su Vittorio Emanuele II i quali, centocinquanta anni fa, hanno trascurato di registrare da un notaio il nome della Nazione.

In attesa della campanella.

Domani si ricomincia dopo tanti giorni di vacanza trascorsi nell’ozio più totale favorito anche dal clima piovoso.

Sarà dura arrivare in orario al suono della prima campanella visto che mi sono prontamente abituata a svegliarmi alle nove e a trascinarmi per casa in pigiama sorseggiando il primo caffè della giornata e osservando il bosco, fuori dalla mia finestra, irrorato dalla pioggia battente o addormentato sotto una coltre leggera di neve fresca.

Mi mancheranno le ore pomeridiane passate a leggere, a lavorare a maglia a guardare programmi di cucina e bricolage alla televisione, a giocare al computer (poco per carità) e a dormicchiare esausta per le fatiche (sic) della giornata.

Ma non si può vivere di solo ozio e quindi è giusto tornare alla vita “normale”, al lavoro, alle verifiche da preparare e correggere,alla frenesia della fine del quadrimestre (con il corredo inevitabile di scrutini, pagelle e colloqui con i genitori).

E allora non chiederti “per chi suona la campana” (anzi la campanella)….

Adesso si spiega tutto (o quasi).

Oggi ho sentito al telegiornale il nostro Premier magnificare la riforma della scuola (a partire da quella dell’obbligo) studiata nell’intento di rispondere alle esigenze del mondo produttivo.

E dire che io pensavo che la scuola primaria e secondaria (elementari e medie, per intenderci) avessero come finalità la formazione e l’orientamento dei ragazzi nell’intento di fornire loro gli strumenti culturali per muoversi nella realtà in modo consapevole.

Adesso cosa risponderò ai miei allievi che mi chiedono a cosa serva studiare Leopardi per fare l’idraulico?

Ma soprattutto una scuola che ha ridotto drasticamente le ore di inglese e informatica come può preparare al mondo del lavoro?

Passato Capodanno.

Quest’anno non ho fatto buoni propositi (tanto non sono mai riuscita a mantenerli) anche  perchè i miei difetti sono così radicati che, temo, sia molto arduo sradicarli.

Potrei provare a lavorarci su, giusto per non dare (a me stessa e agli altri) l’impressione di un immobilismo che mi piace poco e che non mi assomiglia.

Tra i tanti difetti che mi affliggono mi piacerebbe modificare un comportamento che spesso mi ha messo in difficoltà: l’abitudine di incominciare tremila cose, di accavallare gli impegni obbligando me stessa ad incredibili tour de force (con un avvilente corredo di panico ed ansie) e chi mi circonda a sopportare il mio inevitabile nervosismo.

Spesso leggo tre libri contemporaneamente (facendo confusione tra personaggi e vicende), mentre, quando ero giovane, preparavo contemporaneamente diversi esami universitari con il rischio di non riuscire a completarne neanche uno.

Nel mio lavoro mi impegolo in situazioni senza via d’uscita assumendomi degli impegni che richiederebbero per lo meno il dono dell’ubiquità e nervi d’acciaio (che son ben lungi da possedere).

Quindi per quest’anno faccio la solenne promessa di non accavallare gli impegni, di non fare il passo più lungo della gamba, di pianificare il mio tempo e le mie incombenze per non ritrovarmi sempre a girare come una trottola.

Tanto lo so che non ci riesco.