Archivio mensile:Dicembre 2010

Amicizie.

Ciascuno di noi può contare un certo numero di conoscenti, ma in realtà pochi amici: si tratta delle persone con le quali si è condiviso un periodo importante della propria vita, per esempio la scuola, il lavoro, un’esperienza di volontariato.

Ogni tanto ci si perde di vista, ma quando ci si ritrova si vive la straordinaria esperienza di scoprire che è come se il tempo non fosse passato e la sintonia di parole, pensieri e gesti è rimasta intatta.

Poi ogni tanto succede di incontrare, magari casualmente, una persona con la quale ci sembra di avere in comune molto e nasce così un’amicizia alla quale manca solo la consuetudine del tempo trascorso insieme.

Questo 2010 che sta finendo mi ha regalato proprio questo: un’amicizia nata casualmente grazie a questo blog, un legame che è stato inizialmente solo virtuale, ma non per questo meno “vero” e poi si è concretizzato in un incontro gioioso.

L’amicizia è un dono raro che scalda il cuore, che ci fa sentire l’altro vicino nei momenti difficili, anche se non fisicamente, l’amicizia ci offre sostegno, aiuto, ci permette di aprire all’altro il nostro animo senza ritegno e senza riserbo, perchè sappiamo che, dall’altra parte, non verrà un giudizio impietoso, ma, magari, un consiglio spassionato, una mano tesa che dà senza nulla chiedere.

Quando mi capita di vivere esperienze simili le accolgo con stupore e gioia.

Misteri Italiani.

Questa è una storia un po’ più banale di quelle raccontate da Luccarelli, ma, per certi versi, è comunque inquietante.

E’ la storia di un pacco di poco più di tre chilogrammi affidato, forse incautamente, il 22 dicembre all’ufficio postale del mio paese, affinchè percorresse poche centinaia di chilometri e arrivasse incolume dalle parti di Alba.

Vista la vicinanza con il Natale ho pensato che fosse opportuno scegliere la soluzione “Paccocelere 1 plus”, soluzione un po’ più costosa, ma che dovrebbe garantire la consegna il giorno successivo e la tracciatura del percorso sul sito apposito.

Difatti ho seguito il viaggio del mio pacco che è partito in mattinata ed in serata aveva già raggiunto Cuneo, perciò, rallegrandomi per l’inattesa efficienza del servizio postale (donna di poca fede) me ne sono andata a dormire tranquilla.

Il giorno dopo, verso mezzogiorno, il pacco risultava prossimo alla consegna e la dicitura è rimasta la stessa per tutta la giornata.

La consegna non è avvenuta alla vigilia di Natale e neppure (logicamente) durante i due giorni di festa.

Ieri, 27 dicembre, il pacco risultava  ancora in viaggio (presumo a piedi da Cuneo ad Alba) sul sito, mentre il call center lo dava più ottimisticamente già consegnato.

Nella realtà (perchè è questo che conta) il fantomatico pacchetto non era ancora giunto a destinazione e neppure oggi anche se il call center automatico continua ad insistere che la consegna è avvenuta, il sito internet è definitivamente crollato e una gentile operatrice (contattata dopo una ventina di minuti di un gracchiante Vivaldi) mi ha assicurato il felice esito per domani in mattinata.

Resto in (un po’ meno) fiduciosa attesa di notizie e mi chiedo: se avessi scelto l’opzione “paccocelere 5 giorni” sarebbe arrivato per Pasqua?

Sopra le nuvole.

Ieri, dopo quasi una settimana di pioggia e di nuvole cupe, il cielo è diventato all’improvviso sereno ed è stato piacevole uscire finalmente senza l’ingombro dell’ombrello anche se la temperatura si è subito abbassata.

Mentre camminavo verso il paese, godendomi lo spettacolo delle Grigne scintillanti di neve fresca, ho gettato uno sguardo verso la vallata, giù in basso, che era ancora avvolta in un viluppo d nuvole soffici.

Ho pensato agli abitanti dei paesi a fondovalle che vedevano ancora il cielo grigio e non potevano neppure immaginare che pochi metri più in su lo spettacolo fosse così splendente.

E allora mi sono resa conto che la vita è proprio così: tante volte, quando siamo avviluppati nella difficoltà e nel dolore, non riusciamo neppure ad immaginare che poco più in là la serenità può essere a portata di mano.

Non solo non vediamo la luce del sole, ma non riusciamo più nemmeno a credere che possa esistere.

In volo verso Roma

Regali sotto l’albero.

Non ci sono molti regali sotto il mio albero (anche perchè, a dir la verità non c’è neppure l’albero) eppure non si deve credere che il mio, e della mia famiglia, sia un Natale in tono dimesso: da qualche anno ormai abbiamo smesso di considerare questa festa l’occasione per uno scambio di doni “obbligati”.

C’è la gioia, quella sì, dello stare insieme qualche giorno senza l’affanno quotidiano degli impegni e degli orari ed è questo il dono reciproco che ci facciamo nella mia famiglia: ci scambiamo sorrisi e serenità, ci preoccupiamo un po’ di più uno dell’altro.

Quando ero bambina, una bambina coccolata da una schiera di nonne e zie, aspettavo i giorni di festa per godere di questa vicinanza che, visti gli orari di lavoro proibitivi di mio padre, era un dono prezioso.

Allora c’era il tempo per ascoltare le fiabe che mio padre inventava apposta per me e che io pretendevo mi raccontasse ripetendo i particolari senza la minima variazione, c’era il tempo per giocare insieme come non avveniva mai durante la settimana, quando mio padre rincasava tardissimo e io non riuscivo neppure a vederlo perchè ero da lungo tempo nel mondo dei sogni.

Quella gioia di stare insieme mi è rimasta attaccata negli anni, per questo mi piace indugiare  a tavola nei giorni di festa, mi piace chiacchierare oziosamente senza preoccuparmi dei piatti da rigovernare, mi piace condividere il tempo.

Anche questo Natale sarà così e l’unico dispiacere sarà l’assenza di mio padre, che ci ha lasciati tanti anni fa e che non è qui a condividere con noi questo calore.

Buon Natale a tutti.

Indimenticabile.

Se n’è andato anche Enzo Bearzot, un altro frammento dell’Italia che eravamo solo ieri e che ci pare lontana come la luna, se n’è andato non solo un protagonista dello sport italiano, ma un uomo che aveva fatto della compostezza e del riserbo la sua cifra stilistica.

Per me, che ho ancora negli occhi il mondiale del 1982, l’immagine di Bearzot si riassume nel suo sorriso schivo e in quel volto dai tratti irregolari che sembrava scolpito nella pietra:

Ora i giornali si abbandonano a lodi sperticate e lo definiscono “indimenticabile”, lui che se n’è andato in silenzio e nella riservatezza, lui così diverso dagli allenatori prime donne di oggi.

Vorrei ringraziarlo ancora per la gioia inattesa e insperata di quella coppa alzata al cielo che ci ha fatti sentire tutti un po’ più italiani e spero che ora abbia ritrovato l’amico Sandro Pertini e con lui possa giocare una lunghissima partita a carte avvolta nel fumo dell’immancabile pipa.

Tempo di riflessione.

Manca veramente poco a Natale, ma quest’anno, nonostante il freddo e la neve, non riesco a “sentirlo”, in particolare non c’è l’atmosfera di luce e allegra trepida attesa tipica degli scorsi anni, c’è piuttosto un clima un po’ dimesso, quando mi capita di parlare con qualche conoscente i discorsi sono sempre gli stessi: i soldi sono pochi, il lavoro scarseggia, non c’è sicurezza nel futuro e poi ci sono le scadenze del mutuo, delle spese condominiali, le bollette non pagate da saldare con la tredicesima che ormai è come la classica “coperta corta”.

D’altra parte, però, la maggiore sobrietà di questo Natale forse potrebbe spingerci ad una riflessione sul senso di questa festa che, negli anni passati, si era andato via via perdendo, come se le luci, i regali, le tavole riccamente imbandite, gli orpelli e i lustrini ci avessero fatto perdere di vista il suo significato più profondo.

Chissà se riusciremo a ritrovare la gioia per la nascita del Bambino? chissà se riusciremo a guardare alla grotta di Betlemme con lo stesso sguardo tenero, stupito e grato di sua Madre?

Presepe dei blogger (Il ritorno)

gerry scotti Anche quest’anno partecipo all’iniziativa di Kblog: la nuova edizione del Presepe dei Blogger.

Come ogni anno il giochino consiste nel creare un presepe virtuale con le figurine elencate nel post che, come ogni anno, sono personaggi dello spettacolo e dell’attualità.

Io ho adottato Gerry Scotti perchè mi sembra una presenza adatta in un presepe: mi piace la sua aria paciosa, sorridente e leggermente ironica, mi piace il suo garbo (così raro in una televisione sempre più urlata e maleducata).

Perciò eccolo qui in tutto il suo splendore.

Chi volesse aderire all’iniziativa richieda al più presto la sua figurina.

…e tanti auguri a tutti…

Regali per chi ha proprio tutto.

In un vecchio album, fra le foto di mio figlio, ne conservo una che lo ritrae a pochi mesi, la mattina di Natale, seduto sul tappeto in salotto, attorniato da tanti pacchetti colorati (essendo figlio unico era coccolato in modo indicibile da nonni, bisnonna, zii, prozii, parenti, amici e affini): il particolare che mi ha sempre colpito di quell’immagine era il faccino atteggiato a stupore e lo sguardo sorridente.

Evidentemente, nella sua testolina, si stava chiedendo cosa mai fosse successo, per quale  fortunato gioco del destino si fossero materializzati tutti quei giocattoli, probabilmente non capiva, ma evidentemente era contento e pieno di sorpresa.

Proprio a quella fotografia pensavo ieri mattina mentre varcavo il cancello della scuola seguita da un gruppetto di adolescenti che discutevano animatamente se fosse meglio farsi regalare il giubbino griffato, il cellulare ultimo modello (quello che fa anche il caffè) o se, in fin della fiera, fosse meglio farsi regalare del denaro da spendere a proprio piacimento, soprattutto per evitare doni sgraditi.

A quei ragazzini, che hanno tutto, ma proprio tutto, a cui tutto è dovuto mi piacerebbe fare un regalo (che forse non gradirebbero): mi piacerebbe donare loro lo sguardo attonito e stupito di mio figlio (che ogni tanto gli leggo ancora negli occhi), mi piacerebbe donare il sottile brivido dell’attesa, il gusto della sorpresa.

Chissà perchè, ma ho l’impressione che questi ragazzini che hanno tutto, ma proprio tutto, abbiano perso qualcosa.

Milano

Stendiamo un velo pietoso.

Non mi ero fatta illusioni, non mi aspettavo che la giornata parlamentare sortisse un esito diverso, ma mi indigno per la modalità con la quale si è concretizzata l’invereconda pantomima del voto di fiducia.

E sono indignata anche per la situazione in cui è precipitato il mio Paese, guidato con mano incerta da un governo votato alla quotidiana precarietà, condannato ad una drammatica immobilità da una maggioranza parlamentare inesistente.

La mia indignazione è tanto grande che non riesco neppure a manifestarla come vorrei e allora ho deciso di fare un gesto forse inutile e stupido, ma fortemente simbolico: ho deciso di esporre al balcone un pezzo di stoffa (un lenzuolo, un fazzoletto, uno straccio, poco importa) per “stendere un velo pietoso” sulla sorte del mio Paese che oggi mi sembra un po’ più buia.

Se c’è qualcuno indignato come me può fare lo stesso: dimostriamo in modo civile, silenzioso, composto, ma fermo il nostro disappunto.

Un telo bianco

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