Ai tempi della carta.

Quando gli smartphone erano di là da venire, prima che i navigatori satellitari e le app come “Google Maps” entrassero nella nostra vita quotidiana, per orientarsi in un luogo ignoto c’erano le mappe e gli atlanti stradali, rigorosamente cartacei.

L’esperienza di consultare una mappa spalancata fra le mani, fermi all’angolo di due strade di una città straniera, tra i passanti incuriositi e un po’ seccati, nel vano tentativo di decifrare i nomi delle vie ( più si viaggiava verso est, più la cosa si faceva interessante) è unica e irripetibile e un po’ mi dispiace che i “nativi digitali” ne siano privati.

Oggi basta impostare la destinazione e seguire le indicazioni, senza alzare gli occhi dallo schermo dello smartphone per non rischiare di perdersi, una volta invece bisognava squadernare la mappa (ripiegarla poi era un altro paio di maniche, quando mi cimentavo nell’impresa invariabilmente producevo dei fantasiosi origami ), individuare la propria posizione, orientare il foglio e procedere per tentativi (ed errori).

Nelle città fondate dai Romani il gioco era abbastanza semplice, perché i fondatori tracciavano un cardo e un decumano e poi tutte le altre strade rigorosamente perpendicolari e parallele e, di conseguenza, risulta facile orientarsi in una scacchiera.

Le città medievali, invece, rappresentavano una sfida continua con le loro viuzze tortuose, ma perdersi in certi quartieri dall’aspetto quasi magico era piacevole.

Oggi il progresso ha eliminato quasi completamente la possibilità di smarrirsi sempre che, ben inteso, la batteria dello smartphone non ci abbandoni.

Verso Venezia - Treno storico

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