Il bene e il male.

Gli ultimi fatti di cronaca interrogano tutti noi sul ruolo del mondo adulto nei confronti dell’educazione dei bambini e degli adolescenti.

Da molti, troppi anni, abbiamo permesso che prendesse piede una mentalità tutta volta a magnificare il successo (facile) quantificato nella abilità di far soldi (facili), abbiamo accettato che l’avere contasse più dell’essere e l’apparire fosse la misura di tutto.

Provate a chiedere ad una ragazzina o a un ragazzino come immagina il suo futuro, quale professione intende intraprendere, quali motivazioni la (lo) spingono: scoprirete che la motivazione è il successo economico, scoprirete che la visibilità è un valore assoluto, scoprirete che molti sognano un futuro da ” ricchi, belli e famosi”, ma, e questo è ciò che li distingue dalle generazioni passate, non si limitano a considerarlo un sogno, lo considerano un obiettivo.

Davanti alla televisione li abbiamo protetti dalle scene di violenza, dalle brutture del mondo, ma non abbiamo badato ai messaggi falsamente dorati veicolati da fiction e varietà.

Abbiamo smesso di parlare i nostri ragazzi di sacrificio, di responsabilità, di lavoro duro, li abbiamo protetti dalla fatica e dalla disillusione, li abbiamo messi al riparo dalle difficoltà e dalle regole, li abbiamo spinti a credere che si possano raggiungere traguardi prestigiosi senza talento, senza fatica, senza studio.

Ora c’è l’urgenza di fare marcia indietro, di creare una rete educativa tra genitori, scuola, allenatori e via dicendo per collaborare ad educare i ragazzi e aiutarli a crescere in modo armonico, a rivedere le loro priorità, a distinguere ciò che è bene da ciò che è male.

 

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