Essere e apparire.

Ciascuno di noi vuole dare, come è naturale,  l’immagine migliore di sé, il che risulta un po’ difficile quando ci troviamo in mezzo a persone che condividono con noi buona parte della giornata (come i colleghi di lavoro per esempio o, come nel mio caso, gli allievi) allora, per quanto cerchiamo di tenerlo sotto controllo, l’Hyde che è in noi salta fuori, quando meno ce lo aspettiamo, e rivela il nostro carattere, le nostre idiosincrasie, i nostri (molti) difetti e i nostri (speriamo molti) pregi.

E’ praticamente impossibile indossare una maschera permanente perché il nostro vero “io”, messo alla prova dal tempo, tende a mostrarsi in tutta la sua evidenza.

Quando però ci troviamo in mezzo a persone “nuove” che non ci conoscono allora riusciamo a reggere il gioco: è come se fossimo in una realtà “virtuale” nella quale ci creiamo un avatar che ha, per forza di cose, il nostro aspetto fisico (da lì non si scappa), ma al quale possiamo regalare una vita e un carattere che è “altro” da noi.

Poi se l’incontro diventa consuetudine a poco a poco ci riveliamo per quello che siamo e allora gettiamo la maschera.

Siamo sempre pronti, però, a ricominciare, in un nuovo contesto,  l’eterna commedia della vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.