Questo inizio di anno scolastico è stato contrassegnato dalle notizie contrastanti apparse sulla stampa, sulla norma che imporrebbe ai genitori (o a chi ne fa le veci, come si diceva una volta) di recarsi presso l’uscita della scuola per accompagnare a casa i figli minori di quattordici anni.
Le notizie hanno sollevato non poche discussioni sulla maturità dei ragazzi, sulla necessità della sicurezza, sull’autonomia dei minori, sulla difficoltà per i genitori (o i nonni) di trovarsi contemporaneamente sul luogo di lavoro e ai cancelli della scuola.
Anche nelle scuole il dibattito è stato imponente soprattutto su cosa vada considerato “uscita” dell’istituto: per esempio nel nostro caso l’uscita è la porta dell’atrio o il cancello in fondo al giardino.
Dove dobbiamo accompagnare i ragazzi? Dove finisce la nostra responsabilità di adulti?
E così oggi, visto che avevo l’ultima ora, ho deciso di giocare un po’ e ho chiesto ai ragazzi di terza di uscire dall’istituto e di attraversare il giardino in fila per due.
I ragazzi, come è logico, sono stati al gioco e hanno camminato in fila, alcuni tenendosi persino per mano, con i loro zainetti sulle spalle, con i loro carrellini ben allineati, serissimi e compunti, tra gli sguardi perplessi degli altri studenti.
Poi qualcuno è tornato sui suoi passi per riprendere la bicicletta dalla rastrelliera.
Quando fanno così li adoro.