Scrivo da Torino, la prima capitale del Regno d’Italia, che in questi giorni si è rivestita di bianco, di rosso e di verde in un tripudio di bandiere che garriscono sui pennoni, che fioriscono alle finestre di tante abitazioni che fanno capolino dalle vetrine dei negozi.
Ci sono venuta apposta a Torino, per capire se, almeno qui, i festeggiamenti per il centocinquantenario dell’unità nazionale sono un fatto reale.
Gli antichi palazzi che hanno visto i primi vagiti della nostra nazione, le dimore abitate dai protagonisti del Risorgimento sembrano vestite a festa e ho avuto l’impressione, passeggiando all’ombra del Palazzo Reale, o di Palazzo Carignano (dove è nato Vittorio Emanuele II), o lungo via Lagrange davanti all’abitazione di Cavour di immergermi nella storia patria.
Avevo bisogno di un po’ di retorica nazionale, avevo bisogno di ripercorrere, nella mostra allestita a Palazzo Reale, gli eventi di una storia troppo spesso relegata nelle pagine polverose dei libri di scuola, ne avevo bisogno per ricordarmi che la nostra nazione è nata dal sogno di tanti giovani donne e uomini che hanno fortemente voluto una Italia unita.
In questi giorni a Torino ho respirato la storia.
Ogni tanto fa bene.