Archivi categoria: Milano nel cuore

Parliamo un po’ di Milano.

La mia Milano è una città particolare e per me, nata in Paolo Sarpi (oggi come allora il quartiere cinese) e cresciuta all’Isola, prima che fosse di moda, tornarci anche per poche ore è sempre una gioia.

Lascio la città del Duomo, della Galleria, del quadrilatero della moda ai turisti che la percorrono intruppati, con gli immancabili auricolari, dietro ad una guida munita di ombrello, per me tengo le viuzze poco frequentate, i giardini segreti che si offrono alla vista dei passanti come scorci pittoreschi, i palazzi liberty della zona di Porta Venezia, gli spazi metafisici del Portello.

Per me tengo una città che si lascia scoprire solo da chi ha voglia di trovarla, che si offre un po’ avara a chi ha la costanza di percorrere a piedi i suoi spazi, che non è mai banale, ma non delude mai.

Milano - Edifici Liberty

Milano - Quartiere Arcobaleno

Il fascino di Vienna.

Non si può passeggiare per le strade di Vienna senza subirne il fascino: qui si respira l’atmosfera di una città un tempo signora di un Impero e oggi capitale di uno stato tutto sommato minuscolo, una città che mostra nei suoi palazzi signorili un’opulenza trascorsa, ma non dimenticata, una città che conserva con orgoglio chiese barocche, edifici Jugendstil e residenze moderniste costruite quando lungo le sue strade e nei suoi parchi si potevano incontrare Klimt, Freud, Schiele e Mahler.

Mi piace Vienna perché, nella sua impronta teresiana, mi ricorda un po’ la mia Milano, la città a cui contende l’invenzione della Wiener Schnitzel tanto simile alla mitica cotoletta alla milanese.

Ci vorrebbe più tempo per sedersi nei suoi eleganti caffè e lasciar passare le ore leggendo un giornale (rigorosamente ancorato ad un bastone) davanti ad una tazza fumante ed a una fetta di torta, catturati dalla bellezza delle porcellane e dallo scintillio dei cristalli.

Ci vorrebbe più tempo per lasciarsi trasportare dai valzer di Strauss, così gioiosi e malinconici al tempo stesso, che sono un po’ come questa città dove la gioia di vivere e la nostalgia del passato convivono.

Vienna è così: bellissima e vivace, ma anche silenziosa (basta infilarsi in un vicolo tra le chiese e i palazzi), scintillante di vetrine opulente e ingentilita dai colori pastello delle residenze signorili, è una città di contrasti dove si ha l’impressione che la vita possa scorrere tranquilla, dove la grandezza del passato si sposa felicemente con la contemporaneità.

Vienna (Austria)

Milano, 12 dicembre 1969.

Nel 1969 avevo sedici anni, frequantavo il liceo ed ero una ragazzina che da poco aveva lasciato i calzettoni chiusi nel primo cassetto.

Avevo fretta di crescere, come credo accadesse a tutti gli adolescenti, ma la mia vita era ancora legata quasi unicamente alla scuola, allo studio e alle scampagnate con la mia famiglia, non avevo una compagnia di amici e amiche con cui trascorrere il tempo libero.

Al sabato pomeriggio, quando staccavo un po’ dallo studio, ascoltavo “Bandiera Giaalla”, il programma di Arbore e Boncompagni “rigorosamente riservato ai giovanissimi” (come recitava lo slogan di apertura della trasmissione) che mi dava l’occasione di sentire canzoni inedite o uscite da poco sul mercato italiano e di restare aggiornata sulla musica.

Ero una ragazza tranquilla, moderatamente studiosa, afflitta da una insopportabile timidezza che cercavo di nascondere.

Sulla mia assoluta normalità si abbattè, quel pomeriggio, mentre mi trovavo con la mia famiglia nella cascina di alcuni amici di papà dalle parti di Inverigo, la notizia della bomba di Piazza Fontana che aveva devastato la Banca Nazionale dell’Agricoltura causando diciaassette morti e ottantotto feriti.

Ora, a distanza di tanro tempo, mi rendo conto che quella notizia aveva chiuso definitivamente un periodo della mia vita, che quel giorno avevo iniziato a diventare una persona adulta.

Milano Piazza Fontana

Domani Sant’Ambrogio.

Domani Milano festeggia il suo patrono, anche se del vescovo nato a Treviri che guidò la diocesi dal 374 fino alla morte, avvenuta nel 397, forse i milanesi non sanno molto.

L’iconografia tradizionale lo rappresenta, anche sul gonfalone della città, in abiti vescovili con il pastorale in una mano un flagello nell’altra come a dire che Ambrogio era un buon pastore, dall’eloquio “dolce come il miele, severo, ma giusto.

Nel giorno di sant’Ambrogio c’è la prima della Scala, la consegna dell’ambrogino d’oro, la benemerenza cittadina più prestigiosa, si accende l’albero in piazza del Duomo e tutta la città si illumina delle mille luci del Natale.

Non so se il vescovo, teologo e scrittore che protegge Milano sarebbe stato contento di tanto glamour, di tante celebrazioni nel giorno a lui dedicato, ma forse, visto che era tanto austero, avrebbe auspicato una maggiore sobrietà.

Milano - Basilica di Sant'Ambrogio

Un pomeriggio mooolto milanese.

Ieri pomeriggio siamo andati a fare un giro dalle parti di Porta Venezia perché avevamo in programma una visita guidata a Palazzo Castiglioni, la splendida dimora liberty che ho già visitato in passato, ma che è sempre un gran bel vedere.

Come spesso ci accade siamo arrivati in zona con largo anticipo (non si sa mai cosa può succedere in tangenziale, così partiamo da casa sempre per tempo e invariabilmente arriviamo prestissimo a destinazione) e allora abbiamo deciso di fare una sosta al Civico Museo di Storia Naturale dove spesso accompagnavo mio figlio quando era piccolo.

Come allora il museo era pieno di bambini incantati davanti alle ricostruzioni dei dinosauri (sono sempre affascinanti anche per gli adulti), mentre io mi sono persa ad ammirare i fossili che, a mio parere, raccontano storie di un passato così remoto da sembrare quasi favoloso.

Poi abbiamo visitato Palazzo Castiglioni con un gruppo di persone evidentemente innamorate delle bellezze di questa città apparentemente così poco turistica, ma in realtà ricca di tesori nascosti che meritano di essere conosciuti con affetto ed attenzione.

E’ stato un bel pomeriggio, un po’ defilato rispetto al caos prenatalizio del centro, ma ricco di scoperte e di riscoperte.

Milano - Museo di Storia Naturale

Surfando l’infodemia.

Ieri sera, al Planetario Hoepli di Milano, si è svolto uno degli ultimi incontri del nutritissimo programma di “Bookcity Milano” (#BCM2022) dal titolo “Surfando l’Infodemia” con la presenza di due noti divulgatori: Luca Perri, astrofisico, e Barbascura X, chimico, ma anche scrittore e youtuber.

La presentazione della serata e del libro scritto a quattro mani, “La tempesta imperfetta” suona così:

“Un chimico e un astrofisico navigano sulla zattera del pensiero scientifico attraverso l’insidioso mare dei media e della comunicazione. Sommerso ogni giorno da una quantità tale di dati, numeri, immagini e opinioni il nostro cervello – già di suo pigro e lontano dall’essere perfetto – rischia costantemente di perdere la rotta. Ma come si fa a impedire questa deriva cerebrale? Come aiutare la nostra mente a trovare punti di riferimento sicuri per attraversare indenne la tempesta del sovraccarico di notizie?”

Come districarsi nel mare magnum delle informazioni che ci sommerge come un contagio (l’infodemia appunto)?

I due relatori, tra una battuta e l’altra, hanno cercato, in modo divertente per quasi due ore, di aiutarci a tracciare una rotta tra pregiudizi, fake news, articoli apparentemente serissimi di riviste scientifiche apparentemente serissime e le trappole che il nostro stesso cervello ci tende e riuscire, se non a prendere decisioni corrette, a renderci conto che esiste il problema.

E’ stata una serata interessante che, tra una risata e l’altra, mi ha dato molto materiale su cui riflettere.

Milano - Planetario

Un soldato sconosciuto.

“Che la salma di un soldato italiano, che non si sia riusciti a identificare, rimasto ucciso in combattimento, sul campo, venga solennemente trasportata a Roma e collocata al Pantheon, simbolo della grandezza di tutti i soldati d’Italia, segno della riconoscenza dell’Italia verso tutti i suoi figli, altare del sacro culto della Patria” (Proposta approvata il 17 luglio 1920 dalla “Società dei Reduci delle patrie battaglie” e dalla “UNUS” – Unione Nazionale Ufficiali e Soldati)

Solo un anno dopo, il 20 agosto 1921, veniva approvata la legge che prevedeva la sepoltura di un soldato sconosciuto all’Altare della Patria e l’istituzione della festività del 4 Novembre.

Una commissione fu incaricata di trovare, sui luoghi delle battaglie, le salme di undici soldati che non erano stati identificati e le bare furono traslate nella Basilica di Aquileia dove una tra le tante madri che non avevano visto i propri figli fare ritorno, la signora Maria Maddalena Blasizza di Gradisca d’Isonzo, scelse tra le bare identiche allineate davanti all’altare quella che sarebbe stata sepolta a Roma (le altre dieci restarono nel cimitero della Basilica).

La bara fu posta su un carro ferroviario con un affusto di cannone e il treno speciale partì il 29 ottobre e viaggiò verso la Capitale sostando cinque minuti in ogni stazione nel più rigoroso silenzio.

Oggi una copia di quel treno ha sostato a Milano in una tappa del lungo viaggio che lo porterà attraverso tutta la Nazione per giungere a Roma il 4 novembre.

Sui vagoni dell’epoca è allestito un piccolo museo con fotografie e filmati e tra di essi è presente una riproduzione fedele del carro che un secolo fa trasportò i resti di colui che, per tutti, è il Milite Ignoto.

Mi sono commossa di fronte a quel carro perché, anche se si tratta di una riproduzione, di una commemorazione, è un simbolo forte di quanti hanno perso la vita combattendo, di tanti uomini che non hanno fatto ritorno travolti dalla follia della guerra.

Milano - Stazione di Porta Garibaldi - Treno del Centenario del Milite Ignoto

Perché amo Chagall.

Amo Chagall perché mi mette allegria con le sue figure che sembrano uscite direttamente da un sogno, con i colori brillanti, con la sua storia di ebreo russo, nato nel piccolo paese di Vitebsk (oggi in Bielorussia) che torna in tante immagini piene di nostalgia, con il suo amore per la moglie Bella con i suoi galletti e le capre che suonano il violino.

Al Mudec in questi giorni è allestita la mostra “Marc Chagall – una storia di due mondi” curata dall’Israel Museum di Gerusalemme, che racconta l’opera dell’artista in un modo nuovo attraverso continui rimandi al suo retaggio culturale.

La mostra propone alcuni temi fondamentali della vita e della produzione di Chagall: l’amore e la nostalgia per la Vitebsk dell’infanzia e l’incontro con l’amata moglie Bella Rosenfeld.

Mi ha colpito particolarmente il disegno che raffigura il nonno, seduto sul tetto della piccola casa, intento a mangiare carote godendosi il sole che mi ha ricordato l’immagine del “Violinista sul tetto” tanto cara all’artista.

La mostra, che resterà aperta fino al 31 luglio 2022, merita sicuramente una visita.

Milano - Mudec - Chagall