Con lo zaino in spalla.

Non ho sempre viaggiato in aereo e un tempo non c’era l’alta velocità, raramente quando eravamo una giovane coppia potevamo permetterci alberghi eleganti o ristoranti, ma abbiamo sempre viaggiato molto, con i pochi soldi che avevamo a disposizione e con tanto spirito di adattamento.

Spesso abbiamo mangiato un panino seduti sugli zaini, in una stazione sperduta in mezzo all’Europa, aspettando un treno che procedeva così lento da permetterci di assaporare tutti i dettagli del panorama, senza capire molto la lingua del posto, ma forti della nostra incoscienza e della nostra voglia di conoscere il mondo.

Tra i ricordi più piacevoli di quella vita “con lo zaino in spalla” c’è un pomeriggio a Cracovia trascorso al Cafè Europejska (dove ho trascorso qualche ora serena anche qualche tempo fa), un locale affacciato sulla piazza del Mercato Vecchio, elegante e sobrio allora come ora.

Allora la Polonia era ancora “dietro la cortina di ferro” e avevamo un grande curiosità di conoscere tanti aspetti della vita quotidiana di persone che vivevano in un mondo così diverso dal nostro.

Ricordo una lunga chiacchierata con un gentilissimo signore, con il quale avevamo condiviso un tè e tanti discorsi, in una lingua babelica, su stipendi e condizioni di lavoro e politica e welfare.

Alla fine il nostro interlocutore se ne andò, salutandoci in modo molto cerimonioso, e quando ci avviammo alla cassa per pagare scoprimmo che, senza dirci nulla, ci aveva offerto la consumazione, oltre alla sua amicizia.

La nostra giovinezza “con lo zaino in spalla” è stata così: piena di incontri e di parole e di curiosità, viaggiavamo in modo frugale, ma con gli occhi aperti, spesso eravamo esausti, ma ci bruciava il cuore.

Cracovia

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