Archivio mensile:Aprile 2018

Quando sparì la terza classe.

Nel 1956 le Ferrovie dello Stato abolirono ufficialmente la terza classe anche se le carrozze dai sedili di legno furono promosse come per magia alla seconda classe: in pratica i viaggiatori, soprattutto per quanto riguarda i treni locali, continuarono a spostarsi nello stesso modo, ma cominciarono a sentirsi, almeno psicologicamente, un po’ più agiati.

Ricordo di aver viaggiato da bambina su quei sedili di legno lucido (che, a quanto mi risulta continuarono a circolare fino agli anni ’80) con il segreto desiderio, un po’ snob in verità, di spostarmi in tra i velluti preziosi delle carrozze di prima (credo che avessero sedili in velluto, ma non ne ho mai avuto esperienza diretta).

Anche oggi mi sposto spesso in treno, adoro l’alta velocità e ogni tanto, se c’è qualche offerta speciale, mi capita anche di viaggiare in prima, ma ormai le differenze di classe, almeno in ferrovia, si sono praticamente annullate e se non fosse per il quotidiano gratuito (quando si parte ad ore antelucane) non si noterebbe neppure la differenza.

Milano - Treno storico

I tornelli.

In previsione di un eccezionale afflusso di turisti per il ponte del 1° Maggio Venezia inaugura i tornelli che dovrebbero contribuire a smaltire e deviare il grande numero di visitatori che, generalmente, puntano sul “Triangolo delle Bermuda” tra Rialto e San Marco, anche perchè vengono incanalati da sempre, sulla scia di indicazioni stradali antidiluviane, in percorsi quasi obbligati.

Venezia è una città preziosa e delicata, una città ricca di fascino che attira persone da tutto il mondo e che meriterebbe una visita non limitata ad alcuni luoghi da cartolina, ma che andrebbe valorizzata soprattutto nei suoi aspetti meno noti e meno “turistici”.

Posso capire che chi vi giunge per la prima volta aspiri a raggiungere Piazza San Marco o il Ponte dei Sospiri o Rialto, ma la città ha veramente molto altro da offrire, ha scorci deliziosi spesso sconosciuti come tutta la zona del Ghetto che, inspiegabilmente, è vuota anche nei giorni da “bollino nero”.

Una città così minuscola e fragile andrebbe visitata con maggiore attenzione, magari fermandosi per una notte quando Venezia sembra improvvisamente svuotarsi, andando alla ricerca di quei luoghi silenziosi e particolari che possono regalare al viaggiatore tutta la sua magia.

Venezia - Ghetto - Marzo 2016

Venezia - Notturno - Marzo 2016

La fantasia del nonno.

Mio nonno era nato a Parma, in una regione dove, fino a non molto tempo fa, i neonati ricevevano in dono nomi fantasiosi, ispirati alla storia o a personaggi letterari e, d’altra parte, i suoi genitori si chiamavano Saffo e Dante e formavano decisamente una bella coppia da antologia di Storia della Letteratura.

Quando nacque la mia mamma, la sua amatissima primogenita, mio nonno probabilmente si mise alla ricerca di un nome originale e si ispirò, come raccontava, ad un film muto del 1914, ambientato ai tempi della seconda Guerra Punica, un vero e proprio kolossal ante litteram, che si intitolava “Cabiria”.

Quando uscì fu il film più lungo e più costoso mai prodotto, alla sceneggiatura collaborò niente meno che Gabriele D’Annunzio ed ebbe l’invidiabile primato di essere il primo film proiettato alla Casa Bianca.

Mio nonno ne era rimasto profondamente colpito e così chiamò Cabiria (che significherebbe “nata dal fuoco”) la sua piccola.

Vista l’aria che tira nella mia famiglia sono stata proprio fortunata a ricevere il nome di mio nonno che, contrariamente alla tradizione familiare, si chiamava Renato.

Torino - Mole Antonelliana - Museo Nazionale del Cinema

La nuova generazione.

Con l’arrivo della bella stagione il cortile del condominio si riempie di voci e di giochi di bimbi ed è consolante sentire questi suoni perchè è il segno che la vita si rinnova, che i bimbi di qualche anno fa sono cresciuti, si sono innamorati, hanno costruito una famiglia ed ora si ritrovano ad essere i genitori di quei piccoli che ruzzolano inseguendo una palla o si nascondono dietro un angolo dell’edificio o pedalano in precario equilibrio su una bicicletta microscopica.

Mi piace sedermi su una panchina, con l’aria sorridente da nonna, e osservare questi cuccioli giocare e vederli, giorno per giorno, fare nuove scoperte, imparare nuove cose con gli occhi pieni di gioioso stupore.

Una bimba si avvicina con un sorriso complice, mi mostra un mazzolino di fiori di prato e me li regala con l’aria di offrirmi un tesoro e, a ben guardare, è veramente un tesoro, un dono prezioso di questa primavera, un dono gratuito e gentile come gentile è lo sguardo della bimba che lo tiene fra le dita minuscole.

Starei delle ore a guardarli.

Recanati (Marche)

Di quale parte?

Oggi, poco dopo la sfilata per celebrare la Festa della Liberazione, sentivo qualcuno commentare che si tratta di una festa “di parte” e che, come tale, andrebbe abolita o quanto meno ricordata in tono minore, senza tanti orpelli, discorsi e bandiere.

Certo che si tratta di una celebrazione “di parte”.

E’ la celebrazione di chi sta dalla parte dell’Italia, dalla parte della libertà, dalla parte dell’accoglienza, dalla parte dell’uguaglianza, dalla parte di chi costruisce ponti e non muri.

Sarà per questo che, alla fine della mattinata, incontrando un ragazzino nato lontano da questo Paese che aveva, come me, partecipato alla manifestazione e che aveva cantato l’inno nazionale che anch’io avevo cantato con la stessa serietà, mi è sembrato naturale regalargli la bandiera che portavo al collo.

Credo di sapere da che parte stare.

Cavenago di Brianza - XXV Aprile 2018

Se il giallo mette allegria…

Il giallo è un colore allegro, forse perchè esplode in primavera, forse perchè nei disegni dei bambini il sole è giallo (è incredibile come tutti lo colorino in questo modo anche se, a ben guardare, all’alba e al tramonto è rosso e arancione e di giorno, quando non si può fissare, è bianco) o forse perchè gialle sono le spezie profumate che illuminano i cibi rendendoli più appetibili, basti pensare ad un risotto con lo zafferano.

Anche le nostre campagne, così tristemente invase dal cemento, verso la fine di aprile si colorano di ampie striature gialle: sono i campi di colza in fiore.

A ben guardare la colza ha dei fiorellini piuttosto insignificanti, ma ciò che colpisce è il loro colore acceso, brillante che mette allegria.

E’ veramente incantevole.

Cavenago di Brianza Volo d'uccello in campo di colza

Una bella storia.

Due giorni prima della partenza del Giro d’Italia, che quest’anno prenderà il via da Gerusalemme  il 4 maggio, lo Stato di Israele conferirà la cittadinanza onoraria postuma a Gino Bartali che già nel 2013 era stato dichiarato “Giusto fra le Nazioni” per aver contribuito a salvare la vita a molti ebrei.

Negli anni bui delle leggi razziali e delle deportazioni il mitico Ginettaccio, approfittando della libertà di cui godeva durante gli allenamenti, nascose e trasportò nella canna della bicicletta i documenti contraffatti che permisero di salvare la vita di ottocento persone.

Mi sembra una gran bella storia che in tempi come questi, in cui assistiamo continuamente a preoccupanti rigurgiti di intolleranza e di razzismo, può solo farci riflettere e insegnarci una via.

Ghisallo

Educazione e democrazia.

Sono stata la prima della mia famiglia ad iscrivermi ad un liceo, sono stata la prima ad iscrivermi all’università, nata poco dopo la guerra in una famiglia non ricchissima, da genitori che, a causa delle vicissitudini della vita e della storia, avevano dovuto interrompere gli studi per andare a lavorare o per partire per il fronte.

Nella mia famiglia il fatto di poter frequentare la scuola superiore e poi l’università era considerato una grande opportunità di riscatto, quasi un privilegio che avevo dovuto conquistare studiando sempre in modo serio, per me non era stato facile trovarmi tra giovani provenienti da famiglie della borghesia monzese e confrontarmi con tanti figli di professionisti che avevano già un futuro scritto, per così dire, nel dna.

Io avevo solo la mia curiosità e il mio cervello, ma la scuola mi ha permesso di imparare, di crescere, di maturare: in un certo senso la severità degli studi era una vera forma di “democrazia”.

Per questo motivo quando la scuola abbassa i livelli, rinuncia alle regole, facilita in tutti i modi il percorso dei ragazzi, quando la scuola non chiede il massimo, ma si “accontenta”, quando si giustificano i ragazzi perché “sono solo ragazzi”, quando si accettano comportamenti inaccettabili, la scuola non è più una scuola “democratica” perchè non sta offrendo a tutti le stesse opportunità, ma si rassegna a perpetuare le differenze di nascita, di stato sociale, di opportunità, di educazione.

Pensiamoci.

Milano

La Kasa dei Libri.

La “Kasa dei Libri” è un luogo sorprendente, ma estremamente accogliente, non è una biblioteca anche se tutte le pareti sono letteralmente coperte da scaffali strapieni di libri, non è una sede espositiva anche se ospita mostre d’arte e di grafica editoriale, ma è un luogo dove si legge, si ascolta, si racconta in modo mai banale, dove la cultura è divertimento e la noia è messa al bando.

Tutto parla di libri, anche i soprammobili, anche i soffitti, anche i pavimenti tappezzati di pagine e di locandine di film, è un luogo dove il profumo della carta stampata aleggia in tutte le stanze, dove i libri si possono aprire, sfogliare, accarezzare.

Il padrone di casa (anzi di Kasa) è Andrea Kerbaker, uno scrittore, collezionista da sempre di libri che ha creato questo spazio (tre appartamenti in un edificio vicinissimo al Palazzo della Regione Lombardia, ai margini del quartiere Isola) per offrire alla città un luogo dove i libri possano diventare degli amici preziosi e la lettura una gioia per gli occhi, il cuore e la mente.

Per maggiori informazioni basta visitare la pagina della Kasa su Fb.

Milano - Kasa dei libri

Milano - Kasa dei libri

Milano - Kasa dei libri

Bocciature.

Nelle ultime ore è stato un po’ come aprire il vaso di Pandora e da ogni parte spuntano video, girati in quelle classi dove “sarebbe” proibito usare il cellulare, nei quali si ripetono gesti di prepotenza inaudita nei confronti dei docenti e dei compagni.

Di fronte a questo disastro si ipotizzano punizioni esemplari, sospensioni, espulsioni, bocciature come se queste misure potessero in qualche modo lasciare un segno su dei giovani che considerano la scuola come un luogo dove non c’è nulla da imparare perché pensano di conoscere già tutto della vita.

Gli insegnanti sono quei “poveri illusi” che tentano di trovare le risposte nella conoscenza, nella crescita, nell’esperienza, ma i ragazzi le risposte pensano di averle già tutte nella loro visione limitata della realtà, non hanno bisogno di conoscere altro se non i modi per trascorrere le giornate, per far passare il “tempo della scuola” come un’influenza che cercano di sopportare in attesa di passare ad un altro mondo, quello degli adulti e del lavoro, del quale si illudono di possedere già tutte le chiavi.

E’ questa la vera bocciatura.

Sulle spalle dei giganti (la scienza nel Medioevo)