Ricordando la Lituania.

Prima della pandemia, prima dell’aggressione russa all’Ucraina, prima di questi giorni pieni di tensioni ho trascorso una splendida estate nella Repubbliche Baltiche, paesi bellissimi, vivibili, dalle città ricche di storia.

Durante il viaggio mi aveva colpito particolarmente la Penisola dei Curoni (che nei libri di storia un po’ datati si chiamava Curlandia), una sottile lingua di terra fatta di dune di sabbia scolpite dal vento e boschi e villaggi di linde casette di legno dai colori vivaci.

Mi sono soffermata in riva al mare ad osservare gli albatros che asciugavano le ali al sole e sono salita fino alla dimora estiva di Thomas Mann affacciata su di un poetico golfo.

Poi sono arrivata ad una spiaggia e lì, a pochi metri di distanza da quel piccolo paradiso, ho visto, dietro ad uno sbarramento, i soldati che presidiavano l’area di Kaliningrad che un tempo apparteneva alla Prussia Orientale e oggi è l’exclave russa affacciata sul Baltico, incuneata tra la Polonia e la Lituania.

Oggi in questo angolo tra cielo e mare soffiano venti di guerra e io provo un grande dolore per questo luogo, così tranquillo e pacifico, minacciato da un orrore che pensavamo dimenticato.

Penisola dei Curoni (Lituania) - Sul Baltico

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