Di questi tempi sto seguendo con una certa curiosità le vicende britanniche, soprattutto per quanto riguarda il dibattito parlamentare sulla Brexit, con le votazioni a ripetizione che hanno bocciato, in rapida sequenza,
l’accordo elaborato da Teresa May, ma anche il “no deal”, la “no Brexit” e il “referendum bis ” creando una situazione di stallo che dimostra come Westminster in realtà non abbia un “piano B”, mentre ormai incombono le elezioni per il Parlamento Europeo.
In questo caos a metà strada fra la commedia dell’assurdo e un reality è emersa, nelle ultime settimane, la figura dello speaker, il presidente dell’assemblea, John Bercow che con il suo vocione tonante, gli sguardi sardonici e le cravatte improbabili è salito agli onori della cronaca.
Compito dello speaker è garantire il regolare svolgimento delle procedure e intervenire quando (e ultimamente capita spesso) le grida dei deputati sovrastano la voce di chi ha facoltà di parlare .
Bercow è un conservatore che però si è dimesso dal partito nel 2009, quando è stato eletto speaker, proprio per garantire la sua posizione super partes, la sua politica è stata molto netta fin dall’inizio nel tutelare i diritti e i poteri del Parlamento senza alcuna sudditanza nei confronti dell’esecutivo.
Oggi è diventato un personaggio, soprattutto agli occhi di quanti nel Regno Unito e in Europa, seguono la vicenda della Brexit e cercano di capirci qualcosa e hanno imparato a riconoscerlo, seduto sul suo scranno, mentre batte il martelletto e tuona “Order” ad ogni piè sospinto.
Speriamo che in questa intricata vicenda riesca veramente a portare un po’ di ordine.