Quando ero piccola  a Pasqua c’era almeno un uovo di cioccolato, sempre rigorosamente al latte, che frantumavo con inaudita violenza alla ricerca della sorpresa, che in fondo era l’aspetto della faccenda che mi interessava di più.

Credo di aver collezionato una serie quasi infinita di portachiavi oltre a qualche altro oggetto di foggia strana che non ho mai capito bene cosa fosse.

Con l’arrivo di mio fratello le uova sono diventate due, al latte per lui e finalmente di cioccolato fondente per me, le sorprese, nel frattempo, non erano cambiate di molto, ma io avevo scoperto il gusto aromatico e vagamente salato del cioccolato “nero” (come veniva chiamato in casa mia) e anche oggi le uova sono due, al latte per mio figlio e fondente per me.

Non mi precipito più a frantumarlo (tanto so che troverei un portachiavi), ma lo libero dall’involucro di stagnola e percorro con lo sguardo la superficie curva e liscia mentre il profumo si spande nell’aria.

A ben pensarci l’uovo è proprio un oggetto strano (quello di gallina intendo), dalla forma perfetta, quasi simile ad una pietra, ad un oggetto senza vita, ma che cela una nuova vita che sta per nascere, metafora del sepolcro di Cristo che sembra luogo di morte, ma in realtà e il centro della vita nuova, della vita eterna.

Buona Pasqua a tutti.