Il ritmo della città.

La mia città non passeggia, cammina a passo di marcia e qualche volta corre, soprattutto quando la durata di un semaforo pedonale richiede performance atletiche da centometristi (giuro, ho provato, è umanamente impossibile attraversare un viale in dieci secondi netti se non si corre).

La gente va da un posto all’altro a passi veloci (anche in caso di tacco dodici) gettando occhiate distratte persino alle vetrine del quadrilatero (che richiederebbero una sosta in meditazione quanto meno sui cartellini dei prezzi).

E’ un ritmo contagioso, che coinvolge anche i rari gruppi di turisti, trascinati a passo di carica dal Castello al Duomo da guide armate di ombrellino e microfono.

E’ una città che non ha tempo, che si muove frenetica e veloce, che ha sempre qualcosa da fare.

Sbarco dal metrò, infilo la scala mobile e mi accorgo che non mi sto facendo trasportare, ma che sto camminando: il ritmo della mia città ha catturato anche me.

Forse dovremmo darci tutti una calmata.

Milano

 

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