Le ragazze di Trieste.

Quando frequentavo le scuole elementari l’ora di canto era dedicata invariabilmente a inni religiosi e canzoni patriottiche assortite che  spaziavano dalle guerre d’indipendenza alla Grande Guerra, tra tutte ce n’era una particolarmente orecchiabile che parlava delle campane di San Giusto, che battevano l’ora “non lontana” in cui la città di Trieste sarebbe stata liberata dal dominio austriaco, a cui rispondevano i canti inneggianti all’Italia delle ragazze della città.

Logicamente nessuno si era sognato di spiegare a delle bimbe la complessità della storia di Trieste in modo dettagliato, il nome della città era invariabilmente unito in un unico suono all’altra città irredenta e così per me, cresciuta tra “Vola colomba” e “Trento e Trieste”, la città giuliana ha sempre avuto un po’ i connotati del mito.

Non era mai stata a Trieste e il viaggio d’istruzione di quest’anno (che a causa dell’anniversario della Grande Guerra ci ha portato da queste parti) mi ha offerto l’occasione di “assaggiare” questa città bellissima, elegante, che per diversi motivi mi ha ricordato Praga, Vienna e Venezia, questa città cuore della Mitteleuropa, ricca di cultura e di storia, crocevia di popoli che qui avevano imparato a vivere fianco a fianco con rispetto e tolleranza.

Ho assaporato gli eleganti quartieri, i luoghi di culto delle diverse religioni posti uno accanto all’altro, l’aria limpida illuminata dal mare e mossa da una brezza leggera.

Alla fine della lunga passeggiata sono riuscita a concedermi un caffè nello storico Caffè degli Specchi in piazza Unità d’Italia, la più bella piazza della città.

Sorseggiare la bevanda aromatica (a Trieste c’è un vero e proprio culto per il caffè) accompagnata da un bicchierino colmo di cioccolata bollente mi ha riconciliato con la vita.

Trieste
 

 

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