Che tristezza mi ha lasciato dentro il “Piccolo apologo sul Paese illegale” di Michele Serra.
Che senso di impotenza mi prende alla vista di questo Paese allo sbando nel quale, nel più assoluto disprezzo di regole e leggi, dei giovani decidono che si può anche evitare di pagare il conto, proprio come in un celebre film di Pieraccioni, dandosi alla fuga, perché è divertente, perché è da “fighi” e pazienza se è un reato.
Che angoscia vedere degli adulti i quali, invece di rivolgersi alle forze dell’ordine, si affidano alla giustizia “fai da te”, magari anche con un intento pedagogico (così impari).
Che tristezza pensare ai passanti indifferenti che intervengono solo perché riconoscono uno dei protagonisti, come se la solidarietà e l’aiuto fossero dovuti solo a coloro che fanno parte della ristretta cerchia degli amici, parenti e conoscenti.
E infine che rabbia per quel conto pagato “in nero”, senza ricevuta fiscale.
Ha ragione Michele Serra, si tratta di un apologo, una storia forse banale nella sua quotidianità, ma dove c’è tutta la consapevolezza della estrema fragilità della nostra convivenza civile.