La fine di luglio è il giro di boa, di solito è il momento nel quale mi rendo conto di avere rimosso la scuola, è il momento nel quale scopro con stupore che devo concentrarmi per richiamare alla mente i volti dei colleghi e dei ragazzi, ma è anche il momento in cui mi viene voglia di ricominciare, distrattamente mi ritrovo a sfogliare libri, a preparare schemi, di solito è a metà vacanza che comincio a elaborare le idee e i progetti per il nuovo anno.
Sono i giorni nei quali le conseguenze dell’overdose da burocrazia si attenuano e comincia a serpeggiare una sorta di nostalgia del mio lavoro, non è ancora desiderio di fare ritorno in classe, ma è qualcosa di più sottile, una inquietudine leggera.
Allora prendo il telefono e chiamo la segreteria, chiedo se ci sono novità, se ci sono arrivi e partenze e comincio a prepararmi psicologicamente al nuovo anno scolastico, anche se la voglia di vacanza c’è ancora tutta.
Se luglio serve a disintossicarmi dalla fatica dell’anno trascorso, agosto, così fatalmente veloce, mi proietta già verso il futuro e gli ultimi giorni del mese, quando solitamente il tempo muta e cominciano già le prime avvisaglie dell’autunno, rendono quasi desiderabili cattedra, registro, libri, quaderni, compiti da correggere e, logicamente, i ragazzi.