Imparare “l’itagliano”.

“A scuola i nostri figli non imparano a scrivere in italiano” è il lamento delle mamme interpellate  dal sito “Libreriamo” con un sondaggio.

Al lamento, come è giusto, fa (senza accento) seguito una serie di suggerimenti, alcuni interessanti altri meno, per risolvere questa situazione.

Va bene una scuola più moderna, al passo con i tempi, vanno bene le lavagne multimediali (da noi ce n’è una per classe), vanno bene gli argomenti legati all’attualità e le attività extrascolastiche, va bene anche cercare di stimolare l’amore per la lettura non vista come un dovere gravoso, ma come un piacere, va tutto bene, ma non bisogna dimenticare che la nostra lingua è una lingua viva, una lingua parlata in tutti gli ambiti, non solo in quello scolastico, e che i nostri ragazzi sono immersi in una realtà, fatta di persone e di mezzi di comunicazione, nella quale l’italiano è spesso massacrato.

Non esistono quasi più i congiuntivi, i discorsi sono infarciti di “se dovrei” ed “esci il diario” e di anglicismi inutili, mentre la lingua scritta presenta spesso accenti e apostrofi usati in modo fantasioso.

La grammatica e la letteratura si imparano a scuola, ma i primi rudimenti della lingua si respirano in famiglia, nel gruppo dei pari e davanti alla televisione e battersi contro questa realtà è come sfidare i mulini a vento.

Milano - Portello

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