Archivio mensile:Settembre 2014

Auguri e figli maschi.

Ora che il matrimonio più osannato e più “lungo”  (due giorni per un matrimonio civile mi sembrano decisamente tanti) dell’anno è apparso sulle pagine dei rotocalchi possiamo tirare un sospiro di sollievo e tornare ad occuparci di cose più serie.

Si è trattato di un evento mondano dal sapore d’altri tempi, con motoscafi sfreccianti in laguna, alta moda, tappeti rossi e paparazzi appostati dovunque nella splendida (quella sì) cornice della città più romantica del mondo che ha fatto da sfondo con la sua eleganza un po’ decadente, con la sua atmosfera dolce e un po’ malinconica ad una festa che forse sarebbe stato meglio celebrare (che so?) a Las Vegas.

Mi auguro, e auguro agli sposi, che la favola iniziata con tanto sfarzo e tanto interesse da parte dei media duri più di un battito di ciglia, ma francamente la felicità della coppia non è nella cima dei miei pensieri.

Penso piuttosto ad un’altra coppia che, tra pochi giorni, vivrà il trentasettesimo anniversario di matrimonio, un matrimonio celebrato senza tanto sfarzo, senza paparazzi, senza clamore, ma con altri ingredienti più essenziali: amore e rispetto.

Sono stati trentasette anni di quieta normalità, con tante gioie e tanti dolori, nei quali abbiamo imparato a convivere con la paura della separazione, ma comunque sono stati anni e mesi e giorni felici e irripetibili.

E dopo trentasette anni siamo ancora qui, legati da questo amore che è forte come una roccia e delicato come le ali di una farfalla.

Cavenago di Brianza (festa del paese 2011)

 

Cultura e bellezza.

I numeri da record della manifestazione “Ville Aperte” di quest’anno la dicono lunga sul desiderio di bellezza e di cultura e sull’amore per il territorio e la sua storia che animano molte persone, anche in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, anche se magari è più comodo starsene a casa davanti alla televisione a sorbirsi la solita partita o l’ennesimo “contenitore” domenicale.

Eventi come “Ville Aperte” fanno uscire la gente di casa, è evidente, basta solo che siano ben organizzati e, possibilmente, come in questo caso del resto, a prezzi contenuti.

Ho visto, nei diversi anni, persone interessate a conoscere, a stupirsi per la bellezza insolita e forse inattesa di un territorio che, proprio perchè ci si vive da sempre, si pensa di conoscere come le proprie tasche.

Il successo della manifestazione mi sembra anche un ottimo biglietto da visita del nostro territorio in vista di Expo 2015.

Spero solo che non si trasformi in un’occasione persa.

Omate Villa Trivulzio

 

Il giardino delle meraviglie.

Quest’anno, in occasione delle “Ville Aperte 2014” abbiamo scelto il Parco della Fondazione Rossini di Briosco: un vero e proprio giardino delle meraviglie infatti, in una conca erbosa tra le colline brianzole, trovano una sorprendente collocazione opere di scultura contemporanea di grande pregio.

Siamo stati accolti da una figlia del collezionista e mecenate che si è preoccupata di permettere l’accesso di mio marito (e della sua sedia a rotelle) da un cancello laterale e così abbiamo potuto percorrere i vialetti tra le sculture ammirati e stupiti ed emozionati e seguire le spiegazioni della guida.

Benché il percorso fosse poco agevole a causa della ghiaia (nei punti più impervi siamo stati aiutati dagli altri visitatori che volonterosamente ci hanno permesso di superare i dislivelli più sdrucciolevoli) l’esperienza è stata fantastica un po’ per le opere d’arte di grandi artisti che abbiamo potuto ammirare così da vicino, un po’ perché abbiamo potuto sperimentare che c’è in giro un sacco di brava gente pronta a dare una mano con cortesia e partecipazione.

L’unica pecca è stata l’impossibilità di conoscere preventivamente il percorso e le eventuali difficoltà visto che il numero telefonico del servizio  informazioni della manifestazione è stato irraggiungibile per tutta la settimana.

Ma non si può avere tutto dalla vita e poi, probabilmente, se avessimo avuto ragguagli precisi avremmo rinunciato alla visita.

E sarebbe stato veramente un peccato.

Briosco - Parco della Fondazione Rossini

Prima colazione.

Quando ho un po’ di tempo mi piace organizzarmi una prima colazione extra strong per cominciare bene la giornata, magari non si tratta proprio di una colazione da “mulino bianco” con tavola imbandita e famiglia riunita intorno a biscotti merendine e tazze di latte (da condividere con gattini abbandonati), anche perché, di solito, quando consumo la prima colazione il resto della famiglia dorme ancora della grossa, ma comunque mi piace cimentarmi con uova, bacon, formaggi (la mia preferenza va al “salato”) e frutta o spremuta d’arancia.

Va bene anche una tazza di caffè e una fetta di torta fortunosamente sopravvissuta alla cena della sera prima e all’appetito da lupi dei miei consanguinei.

L’importante, dicevo, è cominciare bene la giornata, possibilmente a stomaco pieno.

La vera festa è quando soggiorno in albergo  (perché trovo buffet pantagruelici imbanditi) oppure, come mi capita qualche volta, quando mi trovo a Milano di prima mattina  e mi concedo una sosta alla California Bakery in via Larga, mi accomodo ad un tavolino munita di quotidiano e mi lascio coccolare dai sapori e dai colori accompagnati da una tazza di caffè.

Poi posso partire bella carica per affrontare la giornata.

Milano

Tempo di torte.

L’arrivo dell’autunno coincide (almeno per quanto mi riguarda) con il risvegliarsi di un irrefrenabile impulso a cucinare dolci, torte e biscotti che, come per magia, evaporano prima ancora di essersi completamente raffreddati, d’altra parte tra una settimana, più o meno, tutto il paese (e quindi anche casa mia) sarà invaso dal profumo della torta di latte (o torta paesana) che tradizionalmente si cucina per la festa patronale.

I primi freschi settembrini conciliano l’accensione del forno che è decisamente meno gradevole nei mesi estivi (a parte l’estate appena conclusa) così come ispirano merende ipercaloriche a base di tè caldo e profumato e fette di torta, particolarmente raccomandabili  dopo un pomeriggio trascorso a spiegare la condizione operaia nell’Inghilterra dell’ottocento.

Sempre alla ricerca di nuovi dolci ho scoperto la ricetta della torta all’acqua, semplice, veloce e molto gradevole, in realtà ho scoperto che ne esistono diverse versioni, io ne ho provate alcune fino a trovare quella “giusta” e l’ho cucinata in diversi modi: secondo la ricetta “base”, con l’aggiunta di cacao amaro, o succo di limone, o succo d’arancia, o uvetta (debitamente infarinata).

Devo dire che in tutte le varianti la torta è risultata deliziosa e confortante soprattutto dopo una giornata di lavoro.

Per chi volesse cimentarsi questa è la ricetta:

250 g. di farina
200 g. di zucchero
3 uova
100 ml. di olio (io uso quello d’oliva, ma si può usare anche quello di semi)
130 ml. di acqua
1 bustina di lievito.
Si mescola tutto e si inforna a 200° per 45 minuti.

Torta all'acqua
 

Navigli.

Domenica scorsa i navigli sono stati messi “in secca” per consentire i lavori di manutenzione e pulizia in vista di Expo 2015 e per ultimare la sistemazione della darsena.

Com’è, come non è, una volta tolta l’acqua (che tutto cela e copre), il letto dei navigli ha restituito una profusione di oggetti di varia provenienza di cui (alcuni) milanesi hanno pensato bene di disfarsi gettandoli proditoriamente nei corsi d’acqua.

Vero è che liberarsi dei rifiuti (soprattutto se ingombranti) non è sempre facile e comodo, ma risolvere il problema intasando i navigli è un indice di scarso senso civico, di poca civiltà e di nessun amore per questa città così bella e così ricca di bellezze nascoste e preziose.

Bisogna amarla molto di più la nostra città, bisogna difenderla dall’incuria e dall’inciviltà, soprattutto adesso che, con l’Expo, sarà sotto gli occhi di tutto il mondo, ma bisogna amarla anche perchè è la nostra città, è la città di tutti ed è stupido trattarla come se fosse di nessuno.

E poi la zona dei navigli è così bella che deturparla è proprio un peccato mortale.

Milano

 

Palloncini di città.

Nella zona di Porta Nuova, a Milano, tra costruzioni dalle forme ardite e dai riflessi eleganti sopravvive ancora qualche edificio piuttosto vecchiotto e male in arnese, con i muri scrostati e le persiane inesorabilmente chiuse e un po’ cadenti, sono case della vecchia Milano, destinate probabilmente a sparire senza tanti rimpianti.

Eppure, passando accanto ad uno di questi, può succedere che l’attenzione sia catturata da una macchia di colore inaspettata e gentile: un volo di palloncini che una mano esperta ha rappresentato sulla parete, in mezzo a figure di foggia più infantile, quasi a voler distrarre lo sguardo dai muri segnati dalle ingiurie del tempo e dall’incuria degli uomini.

Forse l’edificio è destinato alla demolizione o a un restauro di pregio (chi lo sa?) comunque la sorte dei palloncini arrampicati sulla parete mi sembra segnata.

E un po’ mi dispiace.

Milano - Porta Nuova

Ville Aperte 2014.

E’ in corso questa settimana, e si concluderà domenica 28 settembre, la dodicesima edizione di “Ville Aperte in Brianza” una manifestazione nata nel 2002 nell’area del Vimercatese con l’intento di valorizzare un patrimonio artistico e culturale a torto ritenuto “minore”.

La Brianza, un tempo meta di villeggiatura delle famiglie aristocratiche milanesi, ha un patrimonio inestimabile di ville di delizia e di luoghi di culto spesso sconosciuti che, tuttavia, meritano l’attenzione di chi è alla ricerca del bello, di chi ama riscoprire le tradizioni senza, per forza, andare lontano.

Le visite guidate ai luoghi di interesse storico, culturale e artistico (che è consigliabile prenotare) si affiancano ad esibizioni musicali e teatrali, a mostre ed ad eventi di vario genere rivolti ad un pubblico ampio.

Ogni anno scelgo con cura una o più mete da visitare con tranquillità e ciò mi ha permesso di conoscere alcuni gioielli del territorio in cui vivo e che, forse perché troppo a portata di mano, avevo trascurato, preferendo mete più esotiche.

Tra i gioielli c’è indubbiamente  Palazzo Rasini (a Cavenago di Brianza) che conosco bene perchè è la sede del Comune in cui vivo, ma che non mi stanco mai di ammirare per la ricchezza degli affreschi e l’armoniosa eleganza delle sale.

Ville Aperte è un’occasione per passare una domenica “diversa” e per riscoprire un territorio ricco di cultura e tradizioni.

Sarebbe un peccato sprecarla.

Cavenago

Con occhi nuovi.

Sono occhi nuovi quelli con cui ho imparato ad osservare il mondo: gli occhi di chi spinge ogni giorno una carrozzina per disabili e deve studiare percorsi sicuri per evitare marciapiedi sconnessi, tombini sporgenti, gradini traditori, troppo alti o troppo ravvicinati, buche e sampietrini mobili.

A mio marito e a me piace viaggiare, lo facciamo con passione, insieme, come succede ormai da quando eravamo poco più che ragazzi e ci piacerebbe farlo ancora, ma ogni spostamento anche piccolo richiede un lavoro di pianificazione che manco lo sbarco in Normandia.

Bisogna assicurarsi che i mezzi di trasporto siano idonei, che alberghi, ristoranti, musei e gallerie abbiano ascensori adeguati e nessun gradino da superare, che ci siano aree di parcheggio abbastanza larghe per affiancare la sedia a rotelle all’auto per permettere il passaggio dal sedile, che le stazioni della metropolitana abbiano i montascale funzionanti.

Spesso, prima di recarci in qualche luogo vicino a casa nostra, provo da sola il percorso per verificare che, all’ultimo momento, non ci troviamo di fronte a qualche barriera insuperabile oppure, quando mi ritrovo in qualche luogo con mio figlio mi trovo ad osservare “Ecco qui potremmo (o non potremmo) portarci papà”.

Ma gli imprevisti sono sempre in agguato: sono le auto parcheggiate sui marciapiedi o attraverso i varchi, sono i servizi per disabili inagibili, sono i montascale e gli ascensori guasti, sono le rampe troppo ripide.

E’ un mondo pieno di barriere che, come sempre succede, si vedono solo quando ci si trova nella necessità di affrontarle e bene ha fatto il regista Bertolucci che ha denunciato al sindaco Marino la non accessibilità della Capitale.

Coloro che, come mio marito, hanno le gambe che non funzionano più non possono rassegnarsi a non utilizzare neppure gli occhi, la mente e il cuore e a starsene rinchiusi in un piccolo spazio protetto.

E’ una questione di civiltà.

Brunate

Vestirsi di luce.

Martedì 16 settembre si è svolta a Milano la “Vogue Fashion’s Night Out”  che ha visto le vie intorno al Duomo e nel Quadrilatero, illuminate a giorno, animarsi di eventi, di musica a tutto volume, di folle vaganti da un negozio all’altro, da un aperitivo all’altro.

C’era solo un angolo silenzioso, lungo il camminamento che porta da Corso Venezia porta  al teatro San Babila, dove le sarte esperte dell’Atelier Sangalli erano al lavoro con macchine da cucire e telai per mostrare come nascono le  creazioni della casa di Haute Couture.

Il percorso proseguiva poi all’interno del teatro con la mostra fotografica “Valentina Cortese, la Diva”, progettata da Elisabetta Invernici e Antonio Zanoletti, che testimonia, attraverso trenta immagini, l’eleganza e lo stile della grande attrice.

Ma la vera sorpresa, dopo aver visitato la mostra, si trovava nella sala buia del teatro dove, sul palcoscenico, ha preso vita la performance “Light my Night” di Federico Sangalli: un prezioso omaggio all’eleganza e al glamour.

Nel buio della sala, come per magia, si poteva scorgere un elegantissimo abito da sera in organza percorsa da fibra ottica, luminoso e incantato, una creazione tra tradizione e innovazione, un abito brillante di luce propria come una stella creato per rendere omaggio ad una delle grandi stelle della prosa e del cinema.

Milano