Come evitare gli assembramenti.

Prima di partire per la Turchia ho consultato diverse volte il sito “Viaggiare Sicuri” della Farnesina, spinta più dagli sguardi spaventati di parenti e amici ai quali raccontavo del mio viaggio che da una effettiva preoccupazione per la situazione della sicurezza di quel paese.

Il consiglio, assolutamente di buon senso, che veniva ripetuto era quello di evitare i luoghi affollati (oltre che, logicamente, di muoversi con cautela nel sud-est del paese), anche se evitare gli assembramenti è una cosa che faccio anche a Milano sia che mi capiti di trovarmi in mezzo a qualche manifestazione politica (più o meno autorizzata), sia che mi  imbatta in un’orda di tifosi di qualche squadra di calcio calata in città per una partita di coppa.

Resta per me un mistero capire come si faccia ad evitare gli assembramenti in una città di sedici milioni di abitanti, piena di turisti di ogni parte del mondo, di immigrati da molti paesi europei e arabi, di profughi da zone di guerra, dove ogni giorno attraccano navi da crociera cariche cariche di vacanzieri dove il traffico è spesso caotico.

Mi chiedo ancora come sia possibile evitare gli assembramenti nel Gran Bazar, o vivendo la “movida” intorno a piazza Taksim, o in coda per visitare il Topkapi o la Moschea Blu.

Seguire il consiglio della Farnesina diventa più praticabile solo dopo aver lasciato Istanbul, quando si attraversa la sconfinata Anatolia e si percorrono chilometri senza vedere un villaggio.

Ma Istanbul è così affascinante che non si può fare a meno di percorrere le sue vie e di visitare i suoi monumenti, immergendosi nella folla che si riversa in ogni angolo della città.

Istanbul

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