Pinocchio e l’indiano.

Forse dovremmo sforzarci tutti quanti di fare più attenzione a ciò che ci circonda e di farci delle domande (o semplicemente di risvegliare la nostra curiosità) quando abbiamo l’impressione di non aver compreso bene ciò che vediamo e ascoltiamo, invece, spesso, ci accontentiamo di una prima impressione, di una interpretazione superficiale perché, probabilmente, si fa più fatica ad andare a fondo.

Mi è capitato di sentir definire “Pinocchio” l’immagine impressa sul retro della moneta da venti centesimi che invece, come molti ovviamente sanno, rappresenta la scultura di BoccioniForme uniche della continuità nello spazio“.

E’ un equivoco che ha un suo perché: in fondo la moneta è di piccole dimensioni e l’immortale personaggio di Collodi fa parte del nostro immaginario collettivo (probabilmente più della scultura dell’artista futurista) e forse potrebbe rappresentare un aspetto della cultura del nostro paese a buon diritto.

Quello che invece mi ha stupito è che c’è chi creda che sul retro del conio da due euro sia effigiato un pellerossa (è successo, credetemi, è successo).

E’ vero: il padre della lingua italiana ha un profilo che potrebbe ricordare le immagini di Toro Seduto tramandate da vetusti dagherrotipi, ma in testa aveva una corona di alloro e non le penne.

E poi, ragioniamo, che ci sta a fare un nativo americano su una moneta italiana?

Mistero!

Milano - Museo del '900

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