Nel 1969 avevo sedici anni, frequantavo il liceo ed ero una ragazzina che da poco aveva lasciato i calzettoni chiusi nel primo cassetto.
Avevo fretta di crescere, come credo accadesse a tutti gli adolescenti, ma la mia vita era ancora legata quasi unicamente alla scuola, allo studio e alle scampagnate con la mia famiglia, non avevo una compagnia di amici e amiche con cui trascorrere il tempo libero.
Al sabato pomeriggio, quando staccavo un po’ dallo studio, ascoltavo “Bandiera Giaalla”, il programma di Arbore e Boncompagni “rigorosamente riservato ai giovanissimi” (come recitava lo slogan di apertura della trasmissione) che mi dava l’occasione di sentire canzoni inedite o uscite da poco sul mercato italiano e di restare aggiornata sulla musica.
Ero una ragazza tranquilla, moderatamente studiosa, afflitta da una insopportabile timidezza che cercavo di nascondere.
Sulla mia assoluta normalità si abbattè, quel pomeriggio, mentre mi trovavo con la mia famiglia nella cascina di alcuni amici di papà dalle parti di Inverigo, la notizia della bomba di Piazza Fontana che aveva devastato la Banca Nazionale dell’Agricoltura causando diciaassette morti e ottantotto feriti.
Ora, a distanza di tanro tempo, mi rendo conto che quella notizia aveva chiuso definitivamente un periodo della mia vita, che quel giorno avevo iniziato a diventare una persona adulta.