Archivi categoria: passato (quasi) remoto

London Bridge is down.

Fu incoronata due settimane prima della mia nascita per cui posso dire che per tutta la mia vita c’è stata una Regina Elisabetta sul trono del Regno Unito.

Era nata nel 1926 come mia madre, che purtroppo se n’è andata un anno fa, e le ho sempre considerate un po’ simili: entrambe hanno vissuto le vicissitudini della guerra, entrambe hanno visto morire il padre ancora giovane, entrambe hanno vissuto un grande amore e si sono assunte le loro responsabilità con serietà, con dedizione, con naturalezza.

A Londra, qualche anno fa, mi sono spinta fino a Buckingham Palace quasi desiderando si intravvedere, dietro ad una finestra, la presenza di questa donna forte.

Oggi, dopo una lunga vita e un lungo regno se n’è andata e con lei se n’è andato un pezzo di storia e si è chiuso definitivamenete il “secolo breve”.

Ora, come si usa dire da quelle parti, “God save the King”.

Londra  - Buckingham Palace

La cucina economica.

Chi appartiene alla mia generazione ne ha vista sicuramente una (o, come nel mio caso, ci ha convissuto allegramente per alcuni anni): si tratta di una stufa, con gli sportelli smaltati, il piano in ghisa ad anelli, un serbatoio laterale per scaldare l’acqua e una canna fumaria in metallo (sulla quale spesso erano posizionati dei sostegni su cui appendere la biancheria umida).

Sul davanti c’erano tre sportelli più piccoli: uno per caricare legna e carbone, uno per regolare l’aria e uno per raccogliere la cenere e, di fianco due più grandi che erano il forno e lo scaldavivande.

Sul piano superiore c’erano degli anelli concentrici in ghisa che potevano essere tolti con un apposito ferro per poter mettere le pentole a diretto contatto con il fuoco.

In casa mia la cucina economica stava in un angolo della stanza in cui passavamo la giornata ed era appena sufficiente per rendere meno gelide le stanze dove dormivamo e il bagno.

Di notte non veniva alimentata per cui restavano le braci che venivano ravvivate al mattino quando uscire dal letto e lavarsi erano imprese quasi eroiche perché, anche se la mamma si svegliava molto prima di noi, la stufa non riusciva a raggiungere una temperatura sufficiente.

Mi sembra incredibile che la mia infanzia sia trascorsa tra stanze fredde, acqua gelida e lenzuola umide, ma, evidentemente, dovevo essere una bimba robusta (anche se sempre sotto peso) perché non mi ricordo di essere mai stata malata a lungo e, soprattutto, credo di aver perso pochissimi giorni di scuola.

Con un passato così i termosifoni a diciannove gradi non mi fanno paura.

Giverny - Casa di Monet

Pastelli e quaderni.

Quando ero bambina la scuola iniziava al primo di ottobre e, di conseguenza, restavamo in montagna quasi fino alla fine di settembre ed era piacevole perché, anche se dopo i primi temporali di agosto il tempo si guastava, c’era ancora qualche giornata di cielo terso e di sole tiepido e di profumo di muschio.

Quando si tornava a casa gli ultimi giorni prima dell’inizio delle lezioni erano dedicati a preparare il materiale per la scuola, ma non si trattava di acquisti molto dispendiosi: un quaderno a righe e uno a quadretti, i pastelli colorati con cui rimpiazzare quelli troppo consumati nell’astuccio (che era sempre lo stesso per cinque anni), una matita nuova, una gomma (se quella vecchia era troppo consumata), un set di pennini.

Il temperamatite era sempre lo stesso così come la cannuccia (quella dove infilare i pennini), mentre il nettapenne me lo confezionava la nonna con alcuni dischi di panno tenuti insieme da un bottone per camicie cucito nel centro.

Pochi acquisti poco costosi mi permettevano di rimettermi in pista.

La nonna mi cuciva anche due o tre grembiulini nuovi (se quelli vecchi erano troppo piccoli) e la mamma acquistava due o tre colletti inamidati e un paio di fiocchi nuovi (la mia sezione portava orgogliosamente un fiocco azzurro).

Non avevamo niente di firmato, niente di griffato, ma allora eravamo tutte così, in quegli anni sessanta di un’Italia che stava vivendo il “miracolo economico”, ma non lo sapeva ancora, in cui i genitori e i nonni avevano ancora ben presenti i dolori e le miserie della guerra, anche se nella case cominciavano ad entrare televisori, frigoriferi e lavatrici.

Erano gli anni in qui ci si poteva permettere qualche acquisto, ma in cui si cercava di risparmiare dove si poteva, in cui i piatti raramente erano vuoti, ma noi bambini venivamo addestrati a non lasciare nulla nel piatto, in cui se una cosa si rompeva la si aggiustava fino a quando era definitivamente inservibile.

Io sono cresciuta in quel clima.

milano scuola elementare 1963 64

Sinaia, la perla dei Carpazi.

Sinaia è una stupenda città della Romania, si trova nel distretto di Prahova, nella regione storica della Muntenia e prende il nome dal monastero, dedicato al Monte Sinai, intorno al quale fu costruita.

Qui, tra le montagne, il re Carlo I di Romania fece costruire la sua dimora estiva, il Castello Peles e la presenza della residenza reale attirò nella zona le famiglie più ricche ed influenti del paese che arricchirono la città con ville e palazzi che ancora oggi la rendono un luogo elegante e raffinato.

Oggi la città è una popolare meta turistica, i visitatori la frequentano per gli sport invernali, per le escursioni e per i castelli di Peles e Pelisor che sorgono all’interno di uno splendido parco.

Il Castello, costruito in stile neorinascimentale tedesco, fu inaugurato nel 1833 e ospitò anche l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe.

Come simbolo della monarchia il palazzo non piaceva molto a Ceaușescu che tra il 1975 ed il 1990 fece chiudere al pubblico l’intera tenuta, ma, dopo la rivoluzione del 1989 il Castello è stato considerato patrimonio storico e culturale della nazione ed è stato aperto di nuovo ai visitatori che sono quasi mezzo milione ogni anno.

Romania - Sinaia

Romania - Sinaia

Casa Darvas-La Roche.

Adoro le case museo perchè restituiscono l’atmosfera di un’epoca, le vicende di una famiglia nel contesto degli eventi storici: è un po’ come leggere nella storia quotidiana delle persone i segni della Storia (quella, per intenderci, con la esse maiuscola).

Ho vissuto questa esperienza visitando, ad esempio, Villa Necchi-Campigli a Milano o Casa Hipolit a Cracovia o la casa di Monet a Giverny.

A Oradea, in Romania, è stata restituita, dopo un accurato restauro, la Casa Darvas-La Roche, un vero e proprio gioiello, costruita in stile Secession (o Art Nouveau o Liberty) tra il 1909 e il 1912 dai fratelli László e József Vágó.

Colpiscono le vetrate, gli arredi, i mobili in stile neorococò di acero dipinti di bianco della camera da letto,, il piano cottura in maiolica della cucina, i giocattoli, i ninnoli, le fotografie, gli oggetti di uso comune che narrano una quotidianità serena e agiata.

La Casa Darvas-La Roche è uno dei numerosi edifici dei primi anni del ‘900 che rendono Oradea una città che merita sicuramente una visita.

Romania - Oradea

Romania - Oradea

Horezu, capitale della ceramica.

Nel 2012 la ceramica di Horezu è entrata a far parte del Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’Unesco perchè si tratta di una produzione artigianale (rigorosamente fatta a mano), frutto di una lunga tradizione che si tramanda di generazione in generazione in questa piccola località romena del Nord Oltenia (Nùnel distretto di Valcea).

La produzione è tradizionalmente suddivisa in processi di fabbricazione distinti fra uomini e donne: glili uomini estraggono la terra, che viene poi pulita, impastata, mescolata e trasformata in argilla che viene lavorata dai vasai secondo tecniche personali, le donne decorano i pezzi, prima della cottura, con motivi tradizionali.

I colori vanno dalle tonalità luminose del marrone, del rosso, del verdee del blu, mentre i disegni tradizionali rappresentano il “Gallo di Hurezu”, “l’Albero della vita”, il pesce, il serpente, il sole, la coda di pavone, il fiore o il trifoglio.

Purtroppo non è raro trovare, nelle bancarelle e in alcuni negozi di souvenir, prodotti abbastanza dozzinali di dubbia provenienza che nulla hanno a che vedere con le ceramiche originali per cui è indispensabile rivolgersi alla bottega di un artigiano che garantisca oggetti di alta qualità rispettosi della tradizione.

Romania - Le ceramiche di Horezu

Le case ti guardano.

Sibiu è una graziosa città, dall’atmosfera tedesca, nel cuore della Transilvania ed è considerata una delle più belle città della Romania.

Venne fondata nel 1190 dai Sassoni e, benche fosse stata distrutta dai Tatari nel 1241, fu rapidamente ricostruita tanto che già nel 1376 era un’importante città commerciale che contava ben diciannove corporazioni.

Conosciuta anche con il nome tedesco di Heermannstadt, restò a far parte dell’impero austro-ungarico fino alla fine della Prima Guerra Mondiale e anche quando entrò a far parte della Romania per molti anni fu abitata prevalentemente da tedeschi e ungheresi.

Oggi è un’elegante città che ha una caratteristica singolare: le case ad uno o due piani del centro storico hanno due finestrelle nel tetto (le finestre degli abbaini e delle mansarde) che ricordano in modo impressionante degli occhi spalancati sulla città.

I tetti della città sembrano seguire, incuriositi ed ammiccanti, i visitatori che si addentrano nelle viuzze più antiche

Così, passeggiando per il centro della vecchia Sibiu, si ha la straniante impressione di essere sempre osservati.

Romania - Sibiu

Curtea de Arges

Curtea de Arges è una delle più antiche città della Romania, si trova nel distretto omonimo nella regione storica della Muntenia.

Secondo la tradizione fu fondata all’inizio del XIII secolo e divenne capitale della Valacchia (da questo fatto deriva il nome di Curtea, in romeno “Corte”).

La città è famosa per il Monastero, costruito in stile bizantino tra il 1512 e 1l 1517 per volere del re Neagoe Basarab, che colpisce per i suoi elementi architettonici di ispirazione bizantina e moresca, le sue torri tortili e le cupole, per l’eleganza delle proporzioni e per l’aura di leggenda che lo circonda.

Secondo la tradizione la costruzione era instabile e ciò che veniva costruito di giorno crollava di notte, allora Manole, uno degli architetti del complesso, sognò che era necessario un sacrificio umano per garantire la stabilità all’edificio, al risveglio, insieme ai compagni di lavoro, decise che sarebbe stata uccisa la prima donna che, la mattina seguente, sarebbe venuta a portare del cibo ai lavoratori.

Tutti furono d’accordo, ma, in gran segreto, avvisarono le mogli, le figlie e le sorelle di non recarsi al cantiere e così, al mattino, arrivò solo la moglie di Manole che fu murata in una delle pareti del lato meridionale, dove una scritta sul muro ricorda la leggenda.

La sorte di Manole, tuttavia, non fu meno tragica perchè, una volta completata la costruzione, il sovrano, impressionato dalla bellezza dell’edificio, non volendo che ne fossero costruiti di simili, fece togliere le scale in modo che Manole non potesse scendere dal tetto, l’architetto si costruì delle ali di legno che, come quelle di Icaro, non gli permisero di volare e si schiantò al suolo e nel luogo dove erano cadute le sue lacrime sgorgò una sorgente oggi ricordata da una fontana.

Romania - Curtea de Arges

In albergo.

Il mio non è propriamente un blog di viaggi, anche se spesso scrivo a proposito delle mie impressioni di viaggio, e credo che non mi sia mai capitato di descrivere un albergo tra i tanti dove ho alloggiato, ma l’Hotel Medieval di Alba Iulia, in Romania, merita un po’ di attenzione.

La struttura si trova all’interno di un bastione della fortezza, di tipo Vauban, “Alba Carolina” ed è stata allestita in un edificio monumentale costruito dagli austriaci come deposito militare tra il 1714 e il 1716.

Nei vari ambienti, anche se attrezzati in modo da venire incontro ai desideri dei viaggiatori più esigenti, si respira il profumo della storia e per noi, che alloggiavamo all’ultimo piano, la suggestione è stata molto forte.

Romania - Alba Iulia

D’altra parte tutta la città di Alba Iulia racconta la sua storia a partire dai resti della città romana di Apulum, fondata nel secondo secolo dopo Cristo sulla sede di un grande accampamento che ospitava la XIII legione Gemina, fino alla cattedrale ortodossa della Riunificazione dove furono incoronati, in una cerimonia spettacolare, i primi sovrani di Romania dopo l’unificazione del 1922, il re Ferdinando e la regina Maria, nipote della regina Vittoria.

Romania - Alba Iulia

Alba Iulia è una città elegante dove è gradevole passeggiare tra i monumenti, i caffè con i tavolini all’aperto e le statue che ne raccontano il passato.

Romania - Alba Iulia

Ricordando la Lituania.

Prima della pandemia, prima dell’aggressione russa all’Ucraina, prima di questi giorni pieni di tensioni ho trascorso una splendida estate nella Repubbliche Baltiche, paesi bellissimi, vivibili, dalle città ricche di storia.

Durante il viaggio mi aveva colpito particolarmente la Penisola dei Curoni (che nei libri di storia un po’ datati si chiamava Curlandia), una sottile lingua di terra fatta di dune di sabbia scolpite dal vento e boschi e villaggi di linde casette di legno dai colori vivaci.

Mi sono soffermata in riva al mare ad osservare gli albatros che asciugavano le ali al sole e sono salita fino alla dimora estiva di Thomas Mann affacciata su di un poetico golfo.

Poi sono arrivata ad una spiaggia e lì, a pochi metri di distanza da quel piccolo paradiso, ho visto, dietro ad uno sbarramento, i soldati che presidiavano l’area di Kaliningrad che un tempo apparteneva alla Prussia Orientale e oggi è l’exclave russa affacciata sul Baltico, incuneata tra la Polonia e la Lituania.

Oggi in questo angolo tra cielo e mare soffiano venti di guerra e io provo un grande dolore per questo luogo, così tranquillo e pacifico, minacciato da un orrore che pensavamo dimenticato.

Penisola dei Curoni (Lituania) - Sul Baltico