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Un pomeriggio mooolto milanese.

Ieri pomeriggio siamo andati a fare un giro dalle parti di Porta Venezia perché avevamo in programma una visita guidata a Palazzo Castiglioni, la splendida dimora liberty che ho già visitato in passato, ma che è sempre un gran bel vedere.

Come spesso ci accade siamo arrivati in zona con largo anticipo (non si sa mai cosa può succedere in tangenziale, così partiamo da casa sempre per tempo e invariabilmente arriviamo prestissimo a destinazione) e allora abbiamo deciso di fare una sosta al Civico Museo di Storia Naturale dove spesso accompagnavo mio figlio quando era piccolo.

Come allora il museo era pieno di bambini incantati davanti alle ricostruzioni dei dinosauri (sono sempre affascinanti anche per gli adulti), mentre io mi sono persa ad ammirare i fossili che, a mio parere, raccontano storie di un passato così remoto da sembrare quasi favoloso.

Poi abbiamo visitato Palazzo Castiglioni con un gruppo di persone evidentemente innamorate delle bellezze di questa città apparentemente così poco turistica, ma in realtà ricca di tesori nascosti che meritano di essere conosciuti con affetto ed attenzione.

E’ stato un bel pomeriggio, un po’ defilato rispetto al caos prenatalizio del centro, ma ricco di scoperte e di riscoperte.

Milano - Museo di Storia Naturale

Kamishibai.

Il Kamishibai, che potremmo tradurre come”spettacolo teatrale di carta”, è una forma di racconto, nata in Giappone, nei templi buddisti, nel XII secolo, che aveva lo scopo di trasmettere insegnamenti morali per mezzo di tavole illustrate ai fedeli che erano per lo più analfabeti.

La tecnica del Kamishibai è rimasta nella tradizione giapponese per secoli, ma conosciuto un nuovo splendore nella prima metà del ‘900 grazie a narratori itineranti che giravano in bicicletta e raccoglievano un pubblico di bambini e adulti davanti ad una sorta di teatrino dove scorrevano le immagini accompagnate dalla narrazione.

Con l’avvento della televisione il Kamishibai è andato nel dimenticatoio da dove è stato riesumato solo in tempi recenti per proporre racconti ai bambini in una forma un po’ diversa dalla semplice lettura di un libro.

Oggi in biblioteca, nel nostro incontro mensile con i bambini, abbiamo provato ad usare il Kamishibai per presentare due storie illusstrate in modo fantasioso e devo dire che la reazione dei piccoli spettatori è stata gioiosa ed entusiastica.

E’ meraviglioso che con un po’ di legno e un po’ di carta e un po’ di passione si possa ricreare una tradizione così antica.

La prima spruzzata di neve.

Che tempo balordo, in questi giorni di inizio novembre: si passa da una pioggerella uggiosa, al sole che, soprattutto al pomeriggio, permette di andarsene in giro con indumenti da inizio primavera.

Alla mattina fa abbastanza freddo, anche perché, là in fondo, sulle “mie montagne” è comparsa la prima timida neve.

Tanti anni fa, quando ogni domenica andavo a sciare, la prima neve mi metteva una grande allegria perché mi faceva sperare in lunghe giornate sui pendii anche se, allora, sciare era piuttosto faticoso (quando ero bambina nella mia famiglia lo skilift non era un’opzione, le risalite si facevano rigorosamente a piedi con gli sci di legno pesantissimi sulle spalle).

Ma era una gioia arrivare in cima ad una salita, allacciarsi gli attacchi, impugnare le racchette e iniziare la discesa disegnando un numero infinito di curve per farla durare di più.

Mi piacevano il vento sulla faccia, il freddo che mi tagliava le labbra, il sole che mi abbagliava cancellando tutte le asperità della neve, mi piaceva sentire gli sci sbattere sulla neve ghiacciata alla mattina presto, mi piaceva anche perché sessantacinque anni fa, quando ho cominciato, lo sci non era uno sport molto diffuso, gli impianti erano rari, i pendii vuoti e la sensazione di libertà era assoluta.

Per questo la neve che splende là in fondo, sulle creste, mi mette ancora oggi allegria.

Cavenago di Brianza - Prima neve sulle Prealpi

Con passione.

Sabato scorso, a Stresa, sul Lago Maggiore, dopo una passeggiata nel centro storico, tra negozi e caffè, ci siamo imbattute in una minuscola, ma ricca mostra sulla storia cittadina del primo ‘900, tra l’apertura del traforo del Sempione, che ha dato un impulso internazionale al turismo, e la costruzione dei grandi alberghi e di alcune ville di gusto eclettico e liberty che hanno contribuito a regalare alla città il suo aspetto elegante che conserva tuttora.

Ad accoglierci c’era una gentilissima volontaria che ci ha illustrato le fotografie esposte con dovizia di particolari e di aneddoti interessanti.

Nei suoi racconti si coglieva tutto l’amore per Stresa e la passione per la sua storia e per le sue bellezze, passione che è riuscita a trasmetterci con un sorriso.

Ascoltandola mi sono resa conto, ancora una volta, di quanto i volontari siano spessissimo animati da uno spirito di servizio e da una competenza che non sempre si ritrova in chi svolge le stesse mansioni per professione.

Il volontariato è una risorsa che non ha prezzo.

Stresa (Lago Maggiore)

Tra tortelli di zucca e mostruosi giganti.

Non so se questa fine di ottobre dal clima quasi estivo sia effetto del riscaldamento globale e quindi se sia un fatto positivo o una iattura, ma comunque sia questi giorni sereni, questo sole ancora caldo invitano ad uscire di casa e ad andare a spasso.

E così ieri, approfittando della bella giornata, il nostro gruppetto di “pensionate d’assalto” ha deciso di realizzare un’escursione progettata da tanto tempo e di fare una bel giro in quel di Mantova.

Siamo Partite da Palazzo Te dove abbiamo potuto ammirare le opere di Giulio Romano, incantate dalla splendida Sala dei Giganti completamente decorata con le figure mostruose che tentano invano la scalata all’Olimpo.

Poi, dopo una lunga passeggiata verso il centro cittadino, ci siamo concesse un piatto di tortelli di zucca grondanti di burro fuso profumato di salvia e un calice di Sangiovese, all’aperto, sedute al tavolo di una trattoria dall’aria un po’ retrò, coperto da una allegra tovaglia a quadrettoni rossi.

Nonostante il pasto abbondante abbiamo trovato sufficiente lucidità per visitare anche lo spendido Palazzo Ducale, la residenza della potente famiglia dei Gonzaga, che conta, tra le sue meraviglie, l’incredibile “Camera degli Sposi” realizzata dal Mantegna.

La giornata autunnale così poco autunnale ci ha regalato una gita e la gioia di condividere tanta bellezza.

Mantova - Palazzo Te

Parole scolpite nella storia.

Oggi si apre ufficialmente la XIX legislatura con la prima seduta di Camera e Senato e a presiedere il Senato, per poche ore, è la Senatrice a vita Liliana Segre, una ormai anziana signora, testimone della storia travagliata del secolo scorso, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, che ha profuso un grande impegno nel mantenere viva la memoria degli orrori della Shoà.

Nel suo discorso di alto profilo politico e umano ha ricordato a tutti i colleghi il valore della Costituzione e ha richiamato ai valori della “mitezza e della gentilezza” che dovrebbero sempre permeare il dibattito parlamentare.

Il passaggio che mi ha colpito di più è quello in cui ha ricordato come la bambina espulsa dalla scuola a causa delle leggi razziali si trovi oggi, per uno strano gioco del destino, sul banco più alto della Repubblica:

Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva.
In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.
Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!

Penso che le sue parole, come tutto il discorso, come la sua stessa esistenza, siano destinate a restare scolpite nella storia.

Milano Stazione Centrale - Memoriale della Shoah

Un soldato sconosciuto.

“Che la salma di un soldato italiano, che non si sia riusciti a identificare, rimasto ucciso in combattimento, sul campo, venga solennemente trasportata a Roma e collocata al Pantheon, simbolo della grandezza di tutti i soldati d’Italia, segno della riconoscenza dell’Italia verso tutti i suoi figli, altare del sacro culto della Patria” (Proposta approvata il 17 luglio 1920 dalla “Società dei Reduci delle patrie battaglie” e dalla “UNUS” – Unione Nazionale Ufficiali e Soldati)

Solo un anno dopo, il 20 agosto 1921, veniva approvata la legge che prevedeva la sepoltura di un soldato sconosciuto all’Altare della Patria e l’istituzione della festività del 4 Novembre.

Una commissione fu incaricata di trovare, sui luoghi delle battaglie, le salme di undici soldati che non erano stati identificati e le bare furono traslate nella Basilica di Aquileia dove una tra le tante madri che non avevano visto i propri figli fare ritorno, la signora Maria Maddalena Blasizza di Gradisca d’Isonzo, scelse tra le bare identiche allineate davanti all’altare quella che sarebbe stata sepolta a Roma (le altre dieci restarono nel cimitero della Basilica).

La bara fu posta su un carro ferroviario con un affusto di cannone e il treno speciale partì il 29 ottobre e viaggiò verso la Capitale sostando cinque minuti in ogni stazione nel più rigoroso silenzio.

Oggi una copia di quel treno ha sostato a Milano in una tappa del lungo viaggio che lo porterà attraverso tutta la Nazione per giungere a Roma il 4 novembre.

Sui vagoni dell’epoca è allestito un piccolo museo con fotografie e filmati e tra di essi è presente una riproduzione fedele del carro che un secolo fa trasportò i resti di colui che, per tutti, è il Milite Ignoto.

Mi sono commossa di fronte a quel carro perché, anche se si tratta di una riproduzione, di una commemorazione, è un simbolo forte di quanti hanno perso la vita combattendo, di tanti uomini che non hanno fatto ritorno travolti dalla follia della guerra.

Milano - Stazione di Porta Garibaldi - Treno del Centenario del Milite Ignoto