Forse ero troppo giovane quando ho letto “Delitto e Castigo”, forse dovrei riaprire “Memorie dal sottosuolo” e lasciarmi trasportare nel suo universo di sofferenza e mi stupisce e mi addolora che c’è chi pensi che, in nome di una insensata “damnatio memoriae” della Russia e del suo popolo, si possa rinunciare alla sua letteratura, alla sua musica, alla sua cultura.
Avvicinare un popolo attraverso le sue manifestazioni artistiche e culturali è forse il modo migliore per conoscerne i pensieri e le scelte, studiarne la storia ci permette di entrare in relazione con un mondo e questo vale non solo per il popolo russo, ma per tutti i popoli e le nazioni del pianeta.
Comprendere non significa necessariamente giustificare, ma ci consente di capire la genesi e persino di prevedere gli sviluppi degli eventi drammatici che stiamo vivendo.
Per questo ritornerò a leggere Dostoevskij, perché forse mi permetterà di leggere la realtà più e meglio di tanti articoli di giornale.
E se non sarà così, almeno avrò avuto il privilegio di accostarmi a dei capolavori.