Ci passo davanti tutti i giorni, visto che si affaccia sulla piazza e, poiché è la sede del Municipio e della Biblioteca, mi capita spesso di aggirarmi tra le sue sale che, anche se oggi ospitano gli uffici comunali, conservano ancora il loro fascino antico.
Il Palazzo dei Conti Rasini di Cavenago di Brianza (o “Palazzo Rasini” come viene comunemente chiamato in paese) era probabilmente una villa di delizia, un luogo di villeggiatura immerso nel verde dei campi che si estendevano tutt’intorno, e viverci doveva essere proprio gradevole.
I conti Rasini appartenevano a quella che viene definita “nobiltà di toga” (per distinguerla dalla “nobiltà di spada” , di più antico lignaggio, ma di sostanze meno cospicue), ma avevano stretto rapporti familiari imparentandosi con casati importanti come i Borromeo e i Visconti.
La residenza doveva dare lustro alla famiglia e raccontarne la ricchezza e l’importanza e, anche se danneggiata nel tempo, anche a causa di svariati passaggi di mano, e restaurata solo negli anni ’90 del secolo scorso offre ancora un’idea di quale doveva essere la sua raffinata eleganza grazie anche agli affreschi di ispirazione fiamminga delle sale del piano terreno.
Oggi si è svolta una visita al Palazzo a cura del Fai che ha permesso di focalizzare l’attenzione sugli affreschi e di ascoltare racconti di personaggi leggendari come la Giubiana e la Baba Jaga, così distanti nello spazio, ma così simili.
Vale sempre la pena di visitare il Palazzo (per esempio durante la manifestazione “Ville Aperte in Brianza”), mentre ai miei concittadini consiglio (se ce ne fosse bisogno) di alzare lo sguardo ai soffitti, magari quando si deve sbrigare qualche pratica all’anagrafe o all’ufficio tecnico o quando si va a cercare un libro in biblioteca.