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La fantasia del nonno.

Mio nonno era nato a Parma, in una regione dove, fino a non molto tempo fa, i neonati ricevevano in dono nomi fantasiosi, ispirati alla storia o a personaggi letterari e, d’altra parte, i suoi genitori si chiamavano Saffo e Dante e formavano decisamente una bella coppia da antologia di Storia della Letteratura.

Quando nacque la mia mamma, la sua amatissima primogenita, mio nonno probabilmente si mise alla ricerca di un nome originale e si ispirò, come raccontava, ad un film muto del 1914, ambientato ai tempi della seconda Guerra Punica, un vero e proprio kolossal ante litteram, che si intitolava “Cabiria”.

Quando uscì fu il film più lungo e più costoso mai prodotto, alla sceneggiatura collaborò niente meno che Gabriele D’Annunzio ed ebbe l’invidiabile primato di essere il primo film proiettato alla Casa Bianca.

Mio nonno ne era rimasto profondamente colpito e così chiamò Cabiria (che significherebbe “nata dal fuoco”) la sua piccola.

Vista l’aria che tira nella mia famiglia sono stata proprio fortunata a ricevere il nome di mio nonno che, contrariamente alla tradizione familiare, si chiamava Renato.

Torino - Mole Antonelliana - Museo Nazionale del Cinema

Peccato!

Tre anni fa, durante il viaggio in Turchia, una della esperienze più piacevoli è stato scivolare un pomeriggio sulle acque del Bosforo, a bordo di un piccolo battello.

Lungo la sponda asiatica si susseguivano le residenze del periodo ottomano, spesso minuscole, ma elegantissime, con le persiane chiuse per mitigare il sole caldo, con i colori spesso contrastanti con l’azzurro dell’acqua e il verde degli alberi.

Sulla superficie dell’acqua scivolavano, rumorose e ingombranti, delle imbarcazioni mercantili di grandi dimensioni e una di quelle, precisamente un cargo maltese,  qualche giorno fa è sfuggita al controllo dell’equipaggio e ha investito l’ “Hekimbasi Salih Efendi Yalisi”, una villa ottomana che risale al diciottesimo secolo e che il regista Ferzan Ozpetek ha usato per ambientare il film “Rosso Istanbul“.

E’ un vero peccato.

Istanbul

Dichiarazione di voto.

C’è chi oggi vota, c’è chi ha già votato (per l’Academy Award, il premio Oscar per intenderci)

Io saprei benissimo per chi votare.

Come miglior film scelgo “Dunkirk“, una pellicola che, per molti versi, mi ha emozionato come mi succede raramente al cinema: ho apprezzato il montaggio, la fotografia, la musica, la capacità di coinvolgere lo spettatore con pochissimi dialoghi, ma con un susseguirsi di immagini che restano nella mente e la trama spezzettata tra i tre luoghi, il molo, il mare e il cielo, che si alternano con un ritmo frenetico.

Spettacolare soprattutto è la sequenza delle barche da pesca e da diporto che attraversano la Manica per raggiungere le coste francesi e mettere in salvo i soldati.

Come miglior attore il mio voto va ad un convincente Gary Oldman che, nel film “Darkest Hour”, ha dato vita ad un credibilissimo Winston Churchill.

Per le altre statuette mi devo ancora documentare.

La Valletta (Malta)

Benvenuti a Vigata.

Vigata non è un punto sulla carta geografica della Sicilia infatti, così come l’immaginario capoluogo Montelusa, non esiste nella realtà, ma è più reale del vero soprattutto da quando la Rai ha cominciato a produrre le storie del Commissario Montalbano, nato dalla fantasia di Camilleri ed entrato nell’immaginario collettivo con il volto di Luca Zingaretti.

I romanzi sono ambientati nell’agrigentino, ma alle storie televisive fanno da sfondo alcuni paesi del ragusano come Scicli, Modica, Ibla e Punta Secca dove sorge l’abitazione del Commissario con il mitico terrazzino dove spesso sorseggia il primo caffè.

Si trattava di luoghi già da tempo meta di un turismo attento soprattutto alle eleganti forme del barocco, ma che, negli ultimi anni, hanno conosciuto una grande popolarità a livello mondiale anche grazie alla trasposizione televisiva dei racconti di Camilleri.

E’ divertente incontrare un gruppo di turisti stranieri incantati davanti all’ufficio del mitico Catarella o impegnati a farsi un selfie davanti al terrazzo della casa di “Marinella”.

E’ un buon modo per diffondere nel mondo le bellezze della Sicilia.

Scicli (Sicilia)

Modica (Sicilia)

Punta Secca - Casa di Montalbano (Sicilia)

Sampieri (Sicilia)

Batman, un uomo in calzamaglia.

Su Netflix ho trovato un capolavoro assoluto: “Batman: The Movie” girato nel 1966, quando Batman dalle nostre parti era ancora l’Uomo Pipistrello (e Superman era noto come Nembo Kid).

A differenza dei film più recenti che hanno come protagonista l’eroe mascherato, dalle atmosfere gotiche e inquietanti, la pellicola del ’66 è colorata all’inverosimile, come lo erano allora gli albi a fumetti, i personaggi vestono tutine attillate che evidenziano qualche problema di linea (l’eroe mascherato è decisamente in sovrappeso) e camminano sulle pareti verticali (con l’inquadratura evidentemente ruotata di novanta gradi).

Il doppiaggio italiano rinverdisce i fasti dell’Istituto Luce, con la voce narrante stentorea e un linguaggio quasi dannunziano, per tacere delle imprecazioni creative di Robin.

E che dire degli effetti speciali? C’è lo squalo di plastica (tipo salvagente) che azzanna la gamba di Batman, il cielo con le grinze, i post bruciatori della batmobile che basterebbero da soli a sollevare uno Shuttle e le bombe che sono delle enormi palle nere con tanto di miccia accesa (proprio come nei cartoni animati).

Non riesco a capire se si tratti di un film comicamente ironico, o di un capolavoro dell’ingenuità dei bei tempi antichi, comunque non riesco a fare a meno di piegarmi in due dalle risate.

Palinsesti quasi estivi (ovvero il ritorno di Don Camillo e Peppone).

Quando si avvicina l’estate le televisioni tendono a concentrarsi un po’ meno sull’auditel, i palinsesti si fanno meno aggressivi  e si torna a rispolverare inossidabili “vecchie glorie” che comunque riscuotono sempre un po’ di attenzione.

In questo periodo quasi estivo, con temperature “simil-balneari” Rete4 ha rispolverato  (come accade credo ad anni alterni) i film ispirati ai romanzi di Guareschi e alle diatribe del parroco Don Camillo e del sindaco Peppone che si dipanano lente all’ombra del campanile, lungo il corso del grande fiume.

I cinque film, diretti da Julien Duvivier, Carmine Gallone e Luigi Comencini, furono girati negli anni fra il 1952 2 il 1965, per gli esterni la produzione si insediò nella cittadina di Brescello in provincia di Reggio nell’Emilia che ancora oggi conserva molti ricordi di quel periodo da “piccola Hollywood”.

Don Camillo ha il volto inconfondibile dell’attore francese Fernandel, mentre il sindaco comunista Peppone, dal baffo vagamente staliniano, ha i tratti bonari del viso di Gino Cervi.

Dopo aver letto e riletto i libri e dopo aver visto e rivisto i film li conosco praticamente a memoria eppure quando qualche televisione li trasmette non riesco a fare a meno di impiantarmi davanti allo schermo (cosa che in realtà mi succede abbastanza raramente) perchè le storie che raccontano, rigorosamente in bianco e nero, mi affascinano ogni volta.

Sono le storie di un’Italia contadina, uscita da una guerra di cui porta ancora le ferite, sono storie di uomini forti, coerenti, ma capaci di dialogare tenendo sempre lo sguardo fisso sul bene comune, sono storie di lotta politica e ideologica, di scontri, di dispetti, ma anche di amicizia e di grande rispetto.

Forse è per questo che non mi stancano mai.

Brescello

Brescello

Brescello

Storie dimenticate.

Tutti ricordiamo i passi incerti di Armstrong sul suolo lunare, tutti ricordiamo quei “piccoli passi” diventati nell’immaginario collettivo un “balzo da gigante per l’umanità”; molti di noi, soprattutto quelli della mia generazione, ricordano il volto sorridente di John Glenn al rientro dopo il primo volo orbitale intorno al pianeta.

La storia di questi uomini, e degli astronauti statunitensi e sovietici della grande stagione della corsa spaziale, è stata celebrata in decine di film, libri, documentari che ce li hanno resi familiari.

Nessuno ci ha mai raccontato la storia di Katherine Johnson, bambina prodigio, laureata in matematica a soli diciotto anni, la donna afroamericana che con i suoi calcoli di traiettorie e finestre di lancio ha permesso, tra l’altro, che il volo di Glenn e l’allunaggio di Armstrong avessero successo.

Il bellissimo e, a tratti, commovente film “Il diritto di contare” colma questa lacuna, il film racconta il coraggio, la determinazione che supera i pregiudizi, la forza della ragione.

Cavenago - Luna calante

Qualcosa in comune.

Trascorriamo l’intervallo mensa in giardino, visto che c’è un po’ di sole, mi siedo sul muretto e, mentre i maschi e qualche ragazza un po’ più sportiva si impegnano in estenuanti tornet di calcio e pallavolo, tiro fuori lo smartphone e cerco un po’ di musica.

Mentre ascolto “City of star”, la canzone più orecchiabile del film “La La Land”, a  poco a poco le “mie” ragazze si siedono intorno a me, una afferra il mio telefonino e scorre i titoli delle canzoni.

Vorrei dirle che è inutile che cerchi la “sua” musica, visto e considerato che ho gusti musicali un po’ antichi, ma, mentre sto per aprire bocca lei si illumina e fa partire una delle canzoni più romantiche dello scorso millennio (quando lei non era neppure nata) e mentre si librano nell’aria le note di “My heart will go on ” di Celine Dionne, la canzone traditrice e strappalacrime del film “Titanic” le ragazze allargano le braccia mimando un improbabile Leonardo DiCaprio e una ancora più improbabile Kate Winslet.

E’ incredibile che si commuovano ascoltando una canzone del 1997, è incredibile che, nonostante tutto, abbiamo qualcosa in comune.

Milano Expo 2015

La fabbrica di via Lipowa.

Al numero quattro della via Lipowa, nel quartiere industriale al di là della Vistola, vicino al ghetto sorge una fabbrica storica che un tempo si chiamava “Deutsche Emaillewarenfabrik” e che, dopo la celebre pellicola di Spielberg, per molti è diventata semplicemente la fabbrica di Oskar Schindler.

Per chi ha visto il film è abbastanza emozionante trovarsi davanti alla facciata dell’edificio, ma l’emozione diventa ancora più forte quando si entra all’interno e si visitano le sale di un museo che racconta la storia dell’occupazione nazista di Cracovia.

Il percorso parte da una città elegante e sorridente vista attraverso gli occhi di un fotografo che, nel suo studio, immortala volti sereni, guardi spensierati, abiti della festa.

Poi la situazione precipita e le sale, attraverso immagini, luci, suoni e allestimenti coinvolgenti, raccontano l’occupazione della città, la creazione del ghetto, le deportazioni, il campo di Płaszów, l’atmosfera cupa e opprimente, le svastiche e le divise tirate a lucido e, sullo sfondo, la vita quotidiana che cerca di mantenersi umana.

La vicenda di Schindler e dei “suoi” ebrei resta un po’ sullo sfondo, come è giusto che sia, è una storia tra le storie.

E’ un museo assolutamente da non perdere.

Cracovia - Fabbrica di Oskar Schindler

Cracovia - Fabbrica di Oskar Schindler

Cracovia - Fabbrica di Osker Schindler

La quarta parete.

Oggi pomeriggio in classe abbiamo visto un film ormai vecchissimo “La storia infinita” che i miei ragazzini di prima media (o almeno la maggior parte di loro) non avevano mai visto.

La storia è affascinante e narra  del regno di Fantàsia che viene divorato dal nulla perchè gli uomini hanno rinunciato ai loro sogni, alle loro speranze che sono le sole cose capaci di alimentarlo e di farlo vivere.

Il racconto si snoda attraverso l’incontro con creature fantastiche come l’essere millenario, il maghetto che si sposta con un pipistrello insonnolito usato come un deltaplano, la lumaca da corsa, il mordiroccia e il fortuna drago e segue il giovane guerriero Atreyu nel suo lungo viaggio attraverso il grande regno minacciato dal nulla.

Il legame tra lo spettatore e la narrazione è il piccolo Bastian il quale, chiuso nella soffitta della scuola dove si è rintanato per sfuggire ad un compito in classe, legge nel libro magico la storia del giovane Atreyu e trascina con sé i piccoli spettatori e li porta, attraverso la quarta parete che si spalanca sul racconto, fino al capezzale dell’Imperatrice.

Solo alla fine i ragazzi scoprono di aver seguito Bastian e Atreyu nella loro avventura e la scoperta li riempie di stupore e comprendono che  la loro immaginazione, i loro sogni, le loro speranze sono importanti per loro e per coloro che li circondano e che i loro sogni sono uno spazio di libertà di cui nessuno potrà mai privarli.

In volo verso Roma