Archivi autore: Sciura Pina

Informazioni su Sciura Pina

Sono una ultrasessantenne, milanese, ex insegnante di lettere ora felicemente in pensione, mamma e casalinga a tempo perso. Amo la lettura, la fotografia. la montagna, il cinema, la buona cucina e viaggiare, soprattutto nella vecchia Europa. Sono curiosa, abbastanza anticonformista, mi piace osservare la realtà e farmi un'idea su tutto ciò che mi circonda. Se vuoi contattarmi scrivi a: sciurapina@gmail.com

Capitali italiane della Cultura

La Capitale italiana della Cultura è una città scelta ogni anno dal Ministero della Cultura, su consiglio di una commissione composta da di sette esperti che, per il periodo di un anno, ha l’occasione di mettere in mostra la sua vita e il suo sviluppo culturale.

Per il 2023 sono state nominate Capitali italiane della Cultura due città, Bergamo e Brescia, fisicamente e storicamente vicine, ma molto diverse fra loro.

Se Bergamo, con la sua splendida Città Alta, era già in passato una meta di un turismo diffuso e internazionale, Brescia ha la possibilità di offrire le sue bellezze, non sempre conosciute e giustamente apprezzate, in una vetrina prestigiosa.

La città è bellissima e vivibile con l’elegante Piazza della Loggia, la piazza della Vittoria dal sapore quasi metafisico, il Parco archeologico Romano, che è il più ricco dell’Italia settentrionale, con il Capitolium e il teatro, il prezioso Museo di Santa Giulia e le viuzze silenziose del centro storico.

E dopo tanta bellezza come non sostare per un piatto di casoncelli e un assaggio di saporiti formaggi di alpeggio?

Domenica scorsa la città, nonostante la minaccia di maltempo sbandierata da tutte le previsioni meteo, era letteralmente invasa da gruppi di visitatori attenti e stupiti.

Brescia - Piazza della Loggia

In viaggio con L’Arlecchino

Il treno rapido ETR252, più conosciuto con il nome di “Arlecchino”, venne prodotto nel 1960 dalla Breda sul modello del più celebre “Settebello ETR 300” del quale imitava la foggia, la struttura e la livrea, ma aveva solo quattro carrozze invece di sette.

Fu inaugurato il 23 luglio 1960 per le Olimpiadi di Roma.

Ho viaggiato su questo elegantissimo treno nell’agosto del 1972 quando, avendo già prenotato il soggiorno in albergo a Roma e non trovando posto a bordo di treni più economici, decidemmo di regalarci un viaggio in prima classe, a bordo di un treno quasi leggendario, dotato di un salottino con poltrone girevoli e vetrata panoramica sui binari.

Ora, a più di mezzo secolo, la “Fondazione Ferrovie dello Stato”, grazie alla passione e alla competenza dei suoi aderenti, ha rimesso sui binari questo gioiello (l’unico sopravvissuto dei quattro treni originali) e ieri abbiamo avuto la fortuna di poter viaggiare a bordo dell’Arlecchino alla volta di Brescia.

Che dire?

Si è trattato di un’esperienza unica, un ritorno al passato ricco di emozioni.

Milano - Lambrate "l'Arlecchino"

Vedrò Abu Simbel.

.Nel 1960 il presidente egiziano Nasser diede inizio ai lavori per la costruzione della grande diga di Assuan il che prevedeva la formazione di un enorme bacino artificiale (che poi avrebbe preso il nome di lago Nasser) che avrebbe inevitabilmente sommerso molte opere costruite dagli antichi egizi fra le quali sicuramente le più significative erano i templi di Abu Simbel.

Allora la comunità internazionale si attivò, grazie all’ intervento dell’Unesco, per stendere un progetto e reperire i fondi necessari per salvare i templi.

Si decise di tagliare gli edifici in blocchi e spostarli in un luogo più arretrato e più elevato e così, tra il 1964 e il 1968, l’opera fu portata a termine grazie anche alla guida esperta dei cavatori di marmo italiani di Carrara, Mazzano e Chiampo.

Io allora ero poco più che una bambina, non sapevo neppure cosa fosse l’Unesco, ma avevo studiato a scuola l’antico Egitto e ne ero rimasta affascinata così come mi aveva affascinato quell’opera di alta ingegneria, che avevo visto attraverso dei tristissimi documentari televisivi rigorosamente in bianco e nero, ed era nato in me il desiderio di vederli dal vivo almeno una volta nella vita.

Tra poco meno di una settimana, se tutto andrà come deve, sarò proprio là, al cospetto dei templi di Ramses II e della regina Nefertari sicuramente emozionata, sicuramente affascinata, ma anche grata a coloro, che in un’epoca sicuramente meno tecnologica di oggi, hanno saputo e voluto salvare tanta bellezza.

Non vedo l’ora.

Museo Egizio - Il Cairo (Egitto)

Fare i conti con il passato.

Ieri, camminando per le vie di Moggio, il paese della Valsassina dove trascorro le mie vacanze ormai dal lontano 1960 (ma prima le trascorrevo un po’ più in basso, in un paese dal nome molto simile, sempre in Valsassina: Maggio) all’improvviso ho rivisto con gli occhi della memoria, il paese così come era tanti anni fa.

Non so dire se mi piacesse di più allora o se lo preferisco come è ora, forse mi piaceva essere una bambina, mi piaceva giocare con i miei coetanei sbucciandomi le ginocchia sui ciotoli di piazza Pradello, o tuffando le mani nell’acqua gelida del lavatoio, o correndo nell’Agro, il grande prato che oggi è tagliato da una strada e che ospita il centro sportivo.

Forse mi piaceva il fatto che allora Moggio fosse veramente “altrove” rispetto alla città che lasciavo a fine giugno per trascorrere tre mesi di vacanza (ma allora si chiamava “villeggiatura”) tra queste montagne che assicuravano avventure epiche.

Amo ancora questo paese anche se oggi è così diverso e amo ritrovare i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza che ancora sopravvivono, magari ristrutturati, ripuliti, mutati, in una “ricerca del tempo perduto” di sapore valsassinese.

Dopo sessantanni quassù non riesco ad immaginare un altro luogo dove trascorrere le vacanze, ricaricare le batterie e ritrovare me stessa.

Moggio