Non si può passeggiare per le strade di Vienna senza subirne il fascino: qui si respira l’atmosfera di una città un tempo signora di un Impero e oggi capitale di uno stato tutto sommato minuscolo, una città che mostra nei suoi palazzi signorili un’opulenza trascorsa, ma non dimenticata, una città che conserva con orgoglio chiese barocche, edifici Jugendstil e residenze moderniste costruite quando lungo le sue strade e nei suoi parchi si potevano incontrare Klimt, Freud, Schiele e Mahler.
Mi piace Vienna perché, nella sua impronta teresiana, mi ricorda un po’ la mia Milano, la città a cui contende l’invenzione della Wiener Schnitzel tanto simile alla mitica cotoletta alla milanese.
Ci vorrebbe più tempo per sedersi nei suoi eleganti caffè e lasciar passare le ore leggendo un giornale (rigorosamente ancorato ad un bastone) davanti ad una tazza fumante ed a una fetta di torta, catturati dalla bellezza delle porcellane e dallo scintillio dei cristalli.
Ci vorrebbe più tempo per lasciarsi trasportare dai valzer di Strauss, così gioiosi e malinconici al tempo stesso, che sono un po’ come questa città dove la gioia di vivere e la nostalgia del passato convivono.
Vienna è così: bellissima e vivace, ma anche silenziosa (basta infilarsi in un vicolo tra le chiese e i palazzi), scintillante di vetrine opulente e ingentilita dai colori pastello delle residenze signorili, è una città di contrasti dove si ha l’impressione che la vita possa scorrere tranquilla, dove la grandezza del passato si sposa felicemente con la contemporaneità.