Fare i conti con il passato.

Ieri, camminando per le vie di Moggio, il paese della Valsassina dove trascorro le mie vacanze ormai dal lontano 1960 (ma prima le trascorrevo un po’ più in basso, in un paese dal nome molto simile, sempre in Valsassina: Maggio) all’improvviso ho rivisto con gli occhi della memoria, il paese così come era tanti anni fa.

Non so dire se mi piacesse di più allora o se lo preferisco come è ora, forse mi piaceva essere una bambina, mi piaceva giocare con i miei coetanei sbucciandomi le ginocchia sui ciotoli di piazza Pradello, o tuffando le mani nell’acqua gelida del lavatoio, o correndo nell’Agro, il grande prato che oggi è tagliato da una strada e che ospita il centro sportivo.

Forse mi piaceva il fatto che allora Moggio fosse veramente “altrove” rispetto alla città che lasciavo a fine giugno per trascorrere tre mesi di vacanza (ma allora si chiamava “villeggiatura”) tra queste montagne che assicuravano avventure epiche.

Amo ancora questo paese anche se oggi è così diverso e amo ritrovare i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza che ancora sopravvivono, magari ristrutturati, ripuliti, mutati, in una “ricerca del tempo perduto” di sapore valsassinese.

Dopo sessantanni quassù non riesco ad immaginare un altro luogo dove trascorrere le vacanze, ricaricare le batterie e ritrovare me stessa.

Moggio

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