Andem al Domm

Era da tanti anni che non entravo in Duomo, praticamente da quando l’accesso è stato regolato dal pagamento di un biglietto e davanti alla cattedrale si formavano code interminabili di turisti e visitatori.

Oggi, anche a causa della pandemia che ha ridotto il numero dei turisti, la coda era decisamente breve e molto scorrevole.

Dopo aver mostrato il “green pass” e il biglietto d’ingresso, dopo essere passata al controllo con il metal detector e alla perquisizione della borsa finalmente ho varcato la soglia della Cattedrale che (almeno come la penso io) è la più bella del mondo, ed è stato un po’ come tornare a casa.

Mi è tornato in mente che quando frequentavo l’Università, in via Festa del Perdono, uscivo dalla stazione della metropolitana e, per raggiungere la mia destinazione, attraversavo il Duomo entrando dalla porta centrale ed uscendo da quella laterale.

Era il mio piccolo rito quotidiano, fatto di devozione ed ammirazione, al quale non ho mai rinunciato.

Oggi sono tornata e ho ritrovato gli alti pilastri che sembrano perdersi nel cielo, le vetrate policrome che disegnano riflessi multicolori sui marmi, l’atmosfera austera e allo stesso tempo accogliente, e la scultura di Marco d’Agrate che raffigura un San Bartolomeo vagamente inquietante.

Ho ritrovato questo luogo che per me, come per molti milanesi, rappresenta non solo un simbolo, ma l’immagine stessa della città.

Milano - Il Duomo

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