Avevo visitato il Vittoriale da bambina e avevo il ricordo di una casa buia, piena di oggetti strani e con un aereo appeso al soffitto, allora non conoscevo D’Annunzio e l’impressione che avevo riportato dalla visita della sua dimora era quella di un ambiente disordinato.
A lungo ho accarezzato l’idea di tornare, soprattutto dopo che, grazie ai miei studi, il poeta non era più un “oggetto sconosciuto”, ma non ho avuto mai l’occasione di farlo fino a pochi giorni fa quando, grazie alla curiosità della amica con cui condivido le “passeggiate del mercoledì”, abbiamo organizzato due giorni sulle sponde del lago con l’obbiettivo di visitare il Vittoriale e Limone sul Garda e poi di spostarci a Sirmione.
La visita della Prioria non mi ha deluso: ho ritrovato gli ambienti che mi avevano colpito nella mia infanzia, ma ai quali riuscivo finalmente a dare un senso, ho ritrovato le stanze buie per proteggere la vista del Vate (aveva l’occhio destro danneggiato in seguito ad un incidente aereo), ho ritrovato le tracce della passione per Eleonora Duse, ho ritrovato un personaggio capace di costruire, anche grazie alla sua immaginifica dimora, un vero e proprio culto della personalità.
E poi c’è il parco esterno, con i vialetti ombrosi, il grande Mausoleo, la nave Puglia incastrata nel fianco della collina, i salti d’acqua, il verde, i pittoreschi scorci del lago.
La visita al Vittoriale ha ravvivato i miei ricordi infantili e mi ha insegnato aspetti della personalità del poeta che avevo sottovalutato o non compreso.
A proposito: l’aereo appeso al soffitto c’è veramente, si trova nell’Auditorium ed è lo S.V.A. con il quale il 9 agosto 1918 D’Annunzio volò su Vienna per lanciare i volantini con l’annuncio della vittoria italiana.