Sportività.

Domenica scorsa, sul campo erboso di Wimbledon, Matteo Berrettini, dall’alto dei suoi venticinque anni di età e di esperienza, ha insegnato a tutti noi che si può anche perdere contro un avversario di altissimo livello pur mantenendo il sorriso, che si può anche arrivare secondi considerando la sconfitta una lezione da cui trarre ispirazione e che è già una vittoria e un grande onore battersi nella finale di un torneo alla quale mai, nella sua lunga storia, era approdato un atleta italiano.

Sicuramente il giovane atleta avrebbe voluto vincere e si è impegnato allo spasimo per raggiungere il risultato tanto agognato, si è trovato di fronte uno dei tennisti migliori di tutti i tempi (se non il migliore), un uomo di grandissimo talento ed esperienza e, fin che ha potuto, si è battuto con coraggio, concentrazione e sportività dando il meglio di sé su ogni palla.

Poi è arrivata la sconfitta, per certi versi inevitabile.

Questo ci ha insegnato il tennista italiano ribaltando la mentalità del successo ad ogni costo, della sconfitta che diventa un disonore, dell’arrivare secondi che sembra peggio che arrivare ultimi.

Probabilmente gli atleti inglesi, impegnati nella preparazione della finale del Campionato Europeo e i loro tifosi non hanno neppure gettato uno sguardo distratto sulla cerimonia di premiazione del torneo di Wimbledon.

Ed è un vero peccato perché avrebbero potuto apprendere un’utile lezione di vita.

A Matteo Berrettini va tutta la nostra gratitudine per averci regalato la grande emozione di un sogno.

Londra  - Buckingham Palace

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