Durante un tour in Sicilia è quasi inevitabile scordarsi della linea perché, anche se si cammina, è praticamente impossibile smaltire le calorie proditoriamente interiorizzate a tavola.
D’altra parte anche conoscere (… e apprezzare) la cucina di una regione e di un popolo è un modo, decisamente molto piacevole, per comprenderne la cultura, le tradizioni e la storia.
In Sicilia si viene poi tentati a tradimento da una incredibile varietà di dolci, molti dei quali a base di ricotta, miele, mandorle e pistacchio che arrivano in tavola, magari alla fine di un pasto abbondante, o come accompagnamento della pausa caffè mattutina.
Ho assaggiato cannoli, cassatine (le mitiche “minne di Sant’Agata”), granite di mandorle o gelsi accompagnate rigorosamente da una brioche tiepida, cassatelle di ricotta, semifreddi di mandorle e pistacchi profumatissimi, scorze d’arancia candite e così ho dovuto fare i conti con la bilancia, ma pazienza, i dolci siciliani sono veramente una delizia per gli occhi e per il palato.
Nella pasticceria siciliana c’è un incredibile connubio tra la tradizione contadina, la raffinata tradizione monastica e la tradizione araba che introdusse in Sicilia ingredienti quali il pistacchio, la cannella, la pasta di mandorle, lo zucchero ed il miele e da questo incontro di mondi e di storie nascono dei dolci che si possono amare o odiare (conosco gente che odia la pasta di mandorle, ma tutti i gusti son gusti), ma non lasciano certo indifferenti.