L’ultimo giorno di vacanza in montagna è generalmente dedicato alle grandi pulizie e alla preparazione dei bagagli (quest’anno favoriti dal monsone estivo che si è scatenato tra i monti e mi ha tolto ogni pur remoto desiderio di mettere il naso fuori di casa).
Alla fine della giornata, con la casa tirata a lucido e il frigo vuoto non si può fare altro che mangiare un pasto frugale (si fa per dire) al ristorante (sì lo so: è una scusa pietosa).
Approfittando di una breve tregua del fortunale scendiamo, bardati di tutto punto e muniti di ombrelli, al paese sotto per una cena al “San Martino” che, di solito, al sabato sera, propone menù decisamente interessanti.
Veniamo accolti come sempre con gentilezza e con “l’omaggio dello chef” che consiste in un poco di polenta con una fetta di cotechino e spinaci saltati.
Ma il piatto forte è un risotto alla milanese con ossobuco che mi rincuora dopo le fatiche e il maltempo della giornata.
Il vino (sempre buono) scorre, i piatti si svuotano anche troppo rapidamente e non resta che concludere la cena con una fetta dell’insuperabile strudel della casa accompagnato dal gelato.
Mentre sorseggiamo il caffè e ci prepariamo a risalire verso casa, un po’ appesantiti, ma contenti, la mente corre già all’indomani, alla partenza, al ritorno a casa.
E per fortuna che il tempo è davvero brutto e fa freddo, altrimenti la nostalgia la farebbe da padrona.