Tra sud e nord.

“Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani” avrebbe detto, all’indomani dell’unificazione nazionale Massimo D’Azeglio e, anche se dal 17 marzo 1861, ne è passato di tempo e di acqua sotto i ponti ho l’impressione che la questione non sia ancora risolta.

Basta farsi un giro sui social per rendersi conto che la pandemia, lungi dall’averci resi popolo, ha, se possibile, acuito i sentimenti di campanilismo e di rivalità che serpeggiano tra di noi, cittadini di una nazione che, come diceva il Manzoni, dovrebbe essere “una d’armi, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cuor”.

E così se da una parte compaiono spot che invitano a trascorrere le vacanze in Calabria “dove non ci si ammala, mentre al nord sì” dall’altra risponde piccato, ad esempio, il presidente della Regione Veneto che mette in evidenza come la sua regione sia una terra “di rispetto e libertà”, quasi a sottolineare che l’altra non lo è.

Per settimane ho letto su facebook post di persone del sud che dileggiavano i lombardi, segregati nella loro regione “triste e grigia”, a cui i miei conterranei rispondevano sciorinando le bellezze della Lombardia.

Io sono lombarda, adoro Milano e la mia regione, ma amo viaggiare in Italia (e in Europa e nel mondo) per arricchirmi, conoscere luoghi diversi, assaggiare cibi diversi, respirare atmosfere diverse perché sono convinta che la diversità è sempre una ricchezza.

Amo Bergamo come Catania, amo Napoli come Venezia, amo la luce di Roma, gli scavi di Pompei, le Cime di Lavaredo e le splendide colline dell’Umbria, amo le città d’arte delle Marche e della Toscana, adoro la cucina Emiliana e i dolci della Sicilia perché l’Italia è tutta bella e merita tutta di essere visitata e conosciuta.

E’ triste, soprattutto in un tempo in cui dovremmo fare fronte comune, rendersi conto che l’Unità d’Italia è ancora di là da venire.

Agrigento (Sicilia)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.