Archivio mensile:Giugno 2020

Se domani…

Se domani decidessi, all’apertura dei confini regionali, di uscire dalla mia Lombardia ci sono tanti luoghi dove andrei volentieri, soprattutto perché, senza turisti stranieri, probabilmente sarebbe più tranquillo visitarli.

Tornerei per l’ennesima volta a Firenze per illuminarmi dei marmi delle sue chiese, per perdermi fra le viuzze che raccontano una storia antica, per visitare senza essere spintonata davanti ad ogni quadro, agli Uffizi, per salire a Piazzale Michelangelo e saziarmi della vista della città che si stende sotto l’ombra della grande cupola del Brunelleschi.

Tornerei anche a Venezia e non tanto e non solo per Piazza San Marco o il Canal Grande, ma per assaporare l’atmosfera preziosa del Ghetto.

Tornerei a Catania, la città dagli edifici e dalle strade scure avvolte nella luce del Mediterraneo e mi siederei al tavolino di un caffè dove di fermo spesso per gustare un cannolo siciliano.

Tornerei nelle Langhe dove ho affetti, che potrei definire stabili, e mi scalderei il cuore con un bicchiere di amato Dolcetto.

Tornerei a Parma, elegante e bellissima, dalla gastronomia opulenta, Parma la città dalla quale proviene il ramo materno dei miei antenati.

E tornerei ad Assisi, Vicenza, Agrigento, Ravenna, Torino, Bologna, Orvieto, Siena, Trieste, Trapani e tornerei in tutti i luoghi che ho amato e li ritroverei come vecchi amici mai dimenticati

A pensarci bene l’Italia è così ricca di città d’arte, di siti archeologici e storici, di paesaggi mozzafiato che c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Sono pronta a ripartire, con la mia mascherina, con tutte le cautele e i timori del caso, con tutte le limitazioni, ma con la solita voglia di scoprire, di capire e di imparare.

Firenze

La prematura dipartita del pettegolezzo.

Oggi, mentre ero seduta al bar, ad un tavolino rigorosamente all’aperto e un po’ defilato, mi sono resa conto che il tanto decantato “distanziamento sociale” ha prodotto, se non altro, una interessante conseguenza.

Ci sono gruppetti di amiche sedute ai tavolini, due per tavolo, e i tavolini sono ben distanziati (come da regolamento), perciò le chiacchiere avvengono praticamente coram populo anche perché è difficile tenere basso il tono di voce a svariati metri di distanza e parlando dietro la mascherina.

In questa situazione ben presto le signore in questione si rendono conto che non è più possibile fare qualche succoso pettegolezzo, uno di quelli che vanno sussurrati all’orecchio, abbassando la voce il più possibile dopo ampi giuramenti (peraltro subito traditi) di non propalarli urbi et orbi.

Come si fa a confidare qualcosa che dovrebbe restare, almeno nelle intenzioni, molto privato con un tono di voce udibile a diversi metri di distanza?

Se non altro la pandemia ha decretato la dipartita (o il momentaneo letargo) del pettegolezzo da bar e questo non mi dispiace.

Caffè