L’ultimo giorno di scuola.

L’ultimo giorno di scuola non può lasciare indifferenti, soprattutto quando è l’ultimo giorno di un ciclo di studi: ho visto ragazzi urlare felici gettando i libri in aria, ho visto ragazzi in lacrime seduti sui gradini della scuola, incapaci di staccarsi dai compagni di tante avventure, ma raramente ho visto qualcuno andarsene a casa come se niente fosse.

Anche per gli insegnanti è un momento importante, particolarmente alle medie, quando ci si rende conto di aver accompagnato all’uscita quelli che, solo tre anni prima, sembravano (ed erano) poco più che bambini ed ora sono degli adolescenti proiettati verso il futuro (quanto roseo dipende, in gran parte, da loro e dal lavoro fatto insieme per tre anni).

Quest’anno i ragazzi sono stati “scippati” di questo momento di passaggio, ma hanno anche scoperto, stando a casa davanti allo schermo del computer, che la scuola non è solo un susseguirsi di ore, mesi, anni di compiti, lezioni e cose da imparare e, qualche volta, di noia, ma è un mondo di relazioni in cui si impara, nel rapporto con i compagni e con gli adulti, a diventare grandi e forse, anche per questo motivo, non essere lì, in classe, al suono dell’ultima campanella lascia un po’ di amaro in bocca.

Oggi è mancato il conto alla rovescia degli ultimi secondi dell’anno, sono mancati i sorrisi e le lacrime, sono mancati gli abbracci, è mancato quel guardarsi negli occhi per scoprire nell’altro, che ti sta di fronte, i tuoi stessi sentimenti: la gioia della fine e già la nostalgia per ciò che è stato, il timore e l’attesa del futuro.

Oggi è stata la fine “strana” di un anno scolastico “strano”, un anno scolastico da ricordare.

cavenago scuola

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