Il 28 maggio 1980 veniva assassinato Walter Tobagi, giornalista impegnato, lucido scrittore, acuto accademico, ma soprattutto una persona per bene.
Aveva solo trentatré anni e io lo avevo incontrato in Università perché avevo sostenuto con lui l’esame di storia moderna (ricordo vagamente il corso su Lutero e Calvino e le implicazioni della Riforma nell’economia europea).
Per me era un insegnante di quelli che non fai fatica a seguire, una persona molto umana e accogliente durante l’esame, un uomo simpatico con cui non era difficile relazionarsi.
Ricordo la camera ardente, lo sconcerto e il dolore di quanti, anche se come me per poco, lo avevano incontrato, l’atmosfera “di piombo” di quegli anni nei quali, in città e in Università si viveva una tensione che ora è difficile comprendere e persino ricordare.
Scriveva: “Il passato è passato, ma il presente, da cui dipende strettamente il futuro, non può essere ignorato. Quest’ignoranza rappresenta un vero pericolo.“