Bisogna crederci.

Questa sera, mentre stavo sul balcone a dialogare con il “mio” merlo che per l’occasione aveva cambiato albero, penso per eludere la mia sorveglianza, lo sguardo è scivolato sulle nuvole scure e all’improvviso l’ho visto, tenue e appena accennato, l’arcobaleno.

Dopo tanti giorni di arcobaleni ben auguranti disegnati dai bambini, appesi sulle finestre e sui cancelli per raccontarci che “andrà tutto bene”, vedere un arcobaleno “vero”, in un angolo del cielo, mi ha riempito di gioia e di commozione.

Mi piacerebbe che fosse un po’ come l’arcobaleno che ha illuminato il cielo alla fine del diluvio di biblica memoria, mi piacerebbe che fosse un simbolo di rinascita, una promessa di pace dopo questi giorni travagliati.

Lo so che è un fenomeno fisico spiegabilissimo, ma mi piacerebbe credere che quel delicato arcobaleno sta lì a raccontarci che le cose andranno se non “bene”, almeno “meglio”.

In fondo basta crederci almeno un po’.

Cavenago di Brianza - Dal balcone

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