Baklava.

So di essere una persona molto fortunata perché ho un figlio che ha la passione per la cucina, per cui vivo la fantastica condizione di avere un cuoco a domicilio.

Solitamente cucina piatti molto tradizionali come un bel risotto allo zafferano o le trofie col pesto o una pizza rigorosamente Margherita, ma di tanto in tanto si sbizzarrisce con esperimenti di cucina più esotica, prova cibi che abbiamo assaggiato in viaggio e che hanno il potere di risvegliare una serie di ricordi.

Così ieri è stato il turno della Baklava, un dolce a base di miele e frutta secca, pistacchi e mandorle soprattutto, che ho assaggiato in Turchia, in Grecia e in Azerbaijan e che comunque è diffusissimo, in diverse varianti, nei paesi che facevano parte dell’Impero Ottomano e nelle zone limitrofe.

La versione di casa è stata un po’ meno dolce di quella tradizionale, ma la variante non è un difetto, anzi ha contribuito ad esaltare il gusto delle mandorle e della cannella.

Assaggiare la Baklava mi ha fatto venire solo un po’ di nostalgia e, come le Madeleine di Proust, mi ha riportato per un attimo sul Bosforo e ho rivisto i palazzi eleganti sulla sponda asiatica e là, all’orizzonte, la sagoma delle moschee e dei minareti e ho sentito di nuovo i suoni e i profumi di Istanbul.

Istanbul

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