Cosa farò lunedì?

Non credo che lunedì prossimo uscirò di casa, penso anzi che me ne starò al balcone a guardare cosa succede perché, dopo più di due mesi di clausura quasi ininterrotta, con poche sortite veloci di una decina di minuti per qualche acquisto e qualche commissione, voglio poter assaporare la prima camminata che, quasi sicuramente, non sarà molto lunga e molto veloce perché la mascherina toglie il fiato e i muscoli devono imparare di nuovo a muoversi.

Sarà un po’ come uscire dopo una lunga malattia, con la luce del sole che abbaglia, con l’aria aperta che provoca un senso di stordimento, con le gambe molli e indolenzite.

Non ho fretta di uscire, anche se ho un gran desiderio di uscire, voglio fare le cose con calma, con attenzione, mettendo un passo dopo l’altro, senza forzare, senza esagerare.

Voglio gustare il tepore del sole, i profumi, i colori, la consistenza del suolo sotto i piedi, voglio passeggiare riscoprendo i luoghi che conosco bene come se li vedessi per la prima volta: in fondo durante l’ultima passeggiata (credo che fosse il 22 febbraio) gli alberi erano ancora spogli, l’erba dei prati inaridita dall’inverno, indossavo vestiti invernali e mi proteggevo dal freddo con guanti e cappello.

Non ho fretta, non voglio avere fretta, perché il mio timore più grande è quello di sprofondare di nuovo nell’incubo che ha accompagnato tutti noi negli ultimi due mesi e so che non riuscirei a sopportarlo.

Cavenago di Brianza

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