Archivi giornalieri: 23 Marzo 2020

Comprendere il dolore.

Poco più di cinque anni fa mio marito moriva a causa di una polmonite virale, contratta dopo l’ennesimo intervento chirurgico al cervello, era ricoverato in terapia intensiva, intubato e, negli ultimi giorni, completamente sedato.

Mio marito è morto da solo perché, alle due di notte, il medico rianimatore, un giovane competente e di grande umanità ed empatia, vedendomi distrutta mi intimò di andare a casa a dormire per qualche ora.

Non mi sono mai perdonata di non essere stata lì, anche se mio marito ormai non era più cosciente da ore.

Ma poi ci sono stata, ho potuto salutarlo, ho potuto accompagnarlo e, in qualche modo, ho potuto comprendere, se non accettare, che non l’avrei mai più avuto al mio fianco.

Per questo motivo posso comprendere, almeno in minima parte, il dolore lancinante di chi ha salutato i propri cari per l’ultima volta quando sono stati ricoverati in ospedale e non hanno potuto tener loro la mano, non hanno potuto vederli spegnersi a poco a poco, non hanno potuto cogliere il momento in cui la vita non è più “veramente” vita, ma continua, per ore, per giorni, supportata solo dalle macchine ed ė il momento che, in qualche modo, confusamente, prepara al distacco.

Credo che un dolore così sia inimmaginabile, è un dolore cupo che non può essere, almeno per ora, attenuato da qualche forma di elaborazione del lutto.

In questi giorni mi trovo a pensare, e a pregare, non tanto e non solo per le molte persone decedute, ma soprattutto per i loro cari che non hanno nulla su cui piangere.

Milano - Monumentale