Don Lisander aveva capito tutto.

 “Si potrebbe però, tanto nelle cose piccole, come nelle grandi, evitare, in gran parte, quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo, d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare.”

Così, nel capitolo XXXI dei Promessi Sposi il Manzoni critica il percorso tortuoso che porta, dopo infinite discussioni ed elucubrazioni, i tanti “dotti” o presunti tali a riconoscere l’effettiva esistenza della peste, oltre che ad attribuirla ad un complotto internazionale messo in atto attraverso gli untori.

E’ incredibile come, rileggendo i capitoli della peste manzoniana, si scoprano tante analogie con il presente, tante reazioni e comportamenti che potremmo definire “contemporanei”, ma non c’è da stupirsi: il Manzoni conosceva bene l’animo umano e l’uomo, pur con tutto il suo progresso, pur con le conoscenze e le tecnologie resta sempre simile a se stesso.

In questi giorni di quarantena più o meno volontaria consiglio a tutti di andare a dare un’occhiata alle pagine del buon Don Lisander, che possono sembrare un po’ ostiche (il linguaggio è quello che è), ma sono di un’incredibile attualità e verità.

Milano - Piazza San Fedele

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