Il mio dolore per Venezia.

Guardo Venezia devastata dall’acqua alta che, in questi giorni, mi ricorda tanto quella terribile del ’66 e mi si stringe il cuore, e sento dentro un sentimento di rabbia per ciò che poteva e doveva essere fatto e non è mai stato fatto, per il Mose di cui sentiamo parlare da decenni, ma che non è ancora lì, alle bocche di porto, a difenderla ( sempre ammesso che, una volta in funzione, riesca davvero a difenderla e non servano, invece, interventi diversi per ripristinare l’equilibrio della laguna).

Provo un grande dolore per questa città fragile e preziosa come un diamante, provo un grande dolore per questa città unica al mondo che non possiamo permetterci di perdere, provo un grande dolore per i suoi palazzi delicati come un merletto, per i suoi campielli silenziosi, per i suoi fondachi da cui, un tempo, filtravano tutti i profumi dell’oriente.

Provo dolore perchè Venezia non è solo una città da ammirare, ma è una città da amare, una città da vivere, magari al di fuori dai percorsi del turismo di massa, perchè Venezia sa offrire angoli di incredibile bellezza, di rara eleganza.

Io posso solo provare dolore e, quando vado a Venezia, posso cercare di muovermi con estremo rispetto per la sua storia, per la sua arte, per la sua fragilità.

Io sono solo una semplice innamorata di Venezia e non posso fare altro che amarla come so, ma chi può progettare e decidere deve assumersi la responsabilità di proteggerla.

Venezia - Ghetto - Marzo 2016

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