Archivi giornalieri: 9 Novembre 2019

Il Muro.

La mia prima volta a Berlino fu nell’agosto del 1971 e avevo diciotto anni, si trattava di un viaggio organizzato dal nostro Oratorio, il muro che divideva la città era lì ormai da dieci anni e sembrava ineluttabilmente incrollabile.

Berlino est, in quell’agosto nuvoloso, sembrava una città in bianco e nero, con le sue strade vuote e con i suoi edifici in cemento intorno ad Alexander Platz.

Al Pergamon Museum, già allora splendido, ma ovviamente pochissimo visitato, incontrammo i giovani berlinesi con i quali avevamo appuntamento e diventammo subito amici (ci saremmo poi rivisti molte volte ancora a Berlino e in Polonia e in Ungheria).

Alla sera, quando ci riaccompagnarono al muro e ci separammo c’era tanta tristezza (non a caso l’edificio della frontiera si chiamava “Il palazzo delle lacrime”), soprattutto perchè tutti noi sentivamo la profonda ingiustizia della separazione.

Quando, molti anni dopo, giusto trent’anni fa, il muro che sembrava incrollabile finalmente crollò, in modo così repentino e quasi miracoloso, ritrovarsi diventò semplice, ma ormai eravamo adulti, le nostre vite avevano imboccato strade diverse.

Ci siamo rivisti, come era naturale, ma poi alcuni di loro sono morti e in me è cresciuto un sentimento profondo di rabbia per le occasioni negate, per il tempo perduto dietro ad un muro che aveva impedito per tanto tempo una vita “normale”.

Ricordo ancora l’emozione di salire sulle piccole torri di avvistamento, all’ovest, per osservare la terra di nessuno costellata di cavalli di frisia, controllata da una polizia attenta e implacabile che pattugliava tutta l’area.

Oggi quel muro è solo un ricordo doloroso, sul prato vuoto di Potsdamer Platz sono sorti grattacieli scintillanti e si può attraversare liberamente la Porta di Brandeburgo, ma per quelli della mia generazione che il muro l’hanno visto da vicino è difficile rimuovere la sensazione angosciante e claustrofobica della città divisa.

Berlino - Potsdamer Platz