Archivio mensile:Novembre 2019

Non una di meno.

Tutte quelle bambole sul muro sono lì a ricordarci tutte le donne uccise, uccise da uomini che dicevano di amarle, uccise da uomini incapaci di accettare un rifiuto, di sopportare un abbandono, di perdere quella che consideravano una “proprietà”.

L’uomo che usa la violenza è debole e insicuro, ma si crede forte perché usa la forza con chi è più debole e la violenza lo rende un po’ meno uomo.

Oggi, più che mai, è il momento di gridare con forza “non una di meno”.

Milano Wall of Dolls

Le responsabilità di una madre.

Domani ricorre la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” e a me viene spontaneo pensare che al di là dei discorsi, al di là delle leggi, la violenza si combatte solo con una vera e propria rivoluzione.

E la rivoluzione tocca a noi, madri di figli maschi, di futuri uomini, tocca a noi crescere i figli nel rispetto, tocca a noi la loro educazione ai sentimenti, tocca a noi insegnare loro che alla frustrazione di un fallimento non si può reagire con la violenza.

Tocca a noi insegnare che l’amore può avere tante sfumature e può persino finire, ma non può mai colpire, non può uccidere, altrimenti è “non amore” , è un sentimento malato che non è degno di un essere umano.

La nostra responsabilità di madri consiste nel crescere figli, femmine o maschi che siano, forti, liberi, generosi, buoni, persone capaci di vivere relazioni sane e libere, capaci di amare e di comprendere e di condividere.

Cavenago di Brianza - Albero rosso

L’intelligenza del cuore.

“Ogni donna è stata ed è una bellissima bambina, troppo spesso trasformata in merce da chi non riesce a comprenderne il bisogno d’amore e di cura“.

Questa, in estrema sintesi, è la ” morale” del racconto portato in scena, ieri sera al teatro di Oreno, da una Lella Costa in gran spolvero.

Prendendo spunto dalla “Traviata” di Giuseppe Verdi e dalla “Signora delle camelie” di Alexandre Dumas e passando attraverso le storie di due grandi dive, Maria Callas e Marilyn Monroe, donne che hanno sofferto per grandi amori non corrisposti, donne lontane nel tempo e nello spazio, ma così simili, Lella Costa rende omaggio, con sensibilità, intelligenza e sorridente ironia a tutte le “Traviate” del mondo.

Sul palcoscenico, accanto all’attrice, un pianoforte accompagna le arie più celebri dell’opera verdiana, interpretate dal vivo da una soprano e da un tenore, permettendo così un dialogo quasi surreale tra la narratrice e Violetta e Alfredo.

Lo spettacolo riesce a raccontare come ci siano linguaggi immortali, il melodramma e il romanzo d’appendice, e come certi meccanismi dell’innamoramento e delle relazioni siano veramente comuni a tutti noi.

Oreno - Locandina

Carta d’imbarco.

Di solito stampo le carte d’imbarco con un mese di anticipo rispetto al volo, non appena completato il check-in, perché ho una inveterata tendenza a “portarmi avanti”, non mi piace fare le cose all’ultimo minuto e non mi azzardo a presentarmi all’imbarco armata solo del documento memorizzato nell’app dello smartphone (che sicuramente approfitterebbe del momento della partenza per scaricarsi completamente).

Una volta stampate piego per bene le mie carte d’imbarco e le metto in una busta, ma ogni tanto torno a guardarle e a immaginare il viaggio e i luoghi che vedrò e le persone che incontrerò e le esperienze che vivrò e anche questo fa già parte del viaggio.

La carta d’imbarco è il mio passaporto per l’avventura, è il primo di tanti passi che mi porteranno altrove, è quasi una specie di promessa.

La carta d’imbarco che ho stampato oggi ha come destinazione l’aeroporto di Timisoara e mi racconta di un ritorno in Romania dopo tanti anni, mi racconta di amici da ritrovare, di atmosfere da respirare, di sapori e profumi, di paesaggi inusuali.

Come al solito non vedo l’ora di partire.

In volo da Berlino a Bergamo

Piccoli gesti.

Spesso non servono gesti eclatanti per mostrare la nostra vicinanza, la nostra condivisione, spesso basta molto meno (o molto di più), basta un sorriso, una stretta di mano, una carezza affettuosa, un abbraccio sincero.

Questa è la lezione che ho imparato giorno per giorno nella casa di riposo dove mia madre vive ormai da sette anni ed è una lezione importante.

Tanti anziani vivono lì, spesso senza che nessuno faccia loro visita e allora, tante volte, basta un piccolo gesto d’affetto per sciogliere la loro solitudine, per strappare loro un sorriso tanto timoroso quanto inusuale, basta una caramella (facendo sempre attenzione alle più svariate patologie) per farli contenti.

Nella casa di riposo molti di loro sono accuditi, curati, seguiti con professionalità e competenza, ma soffrono di un grande vuoto, attendono le visite di parenti e amici come un dono prezioso, un dono che diventa tanto più grande quanto più è raro e sporadico.

E’ proprio con queste persone che mi sforzo di trascorrere un po’ del mio tempo, scambio qualche parola, ascolto i loro ricordi che spesso sono sempre uguali, ma è piacevole ascoltarli perchè so che a loro fa piacere raccontarli, tante volte basta un semplice “come va?” per farli sentire apprezzati, per farli sentire importanti.

Per ogni carezza, per ogni sorriso donato ricevo in cambio sorrisi affettuosi e parole gioiose e tutto questo mi fa sentire bene, mi dona molto più del poco che offro, mi dà l’impressione di fare qualcosa che sa di buono.

A volte, è proprio vero, basta poco, basta un piccolo gesto, basta un po’ di attenzione.

Cavenago di Brianza (mani)

Monete di cioccolato e lampadine.

Ogni anno il Natale arriva sempre più presto e le vie del paese sono già illuminate da decine di lampadine (ma, in fondo, qualcuno dirà, per noi ambrosiani è già iniziato l’Avvento e quindi il clima natalizio è di rigore).

Una volta si cominciava a respirare l’atmosfera del Natale intorno all’Immacolata (in verità, per i milanesi, si cominciava un giorno prima, per Sant’Ambrogio).

Una cosa che non è cambiata nel tempo sono le monete di cioccolato, avvolte in carta stagnola dorata, da appendere sull’albero di Natale o da infilare in una calza.

C’erano anche quando ero bambina e mi affascinavano perché mi illudevo (o desideravo fortemente illudermi) che fossero monete vere, monete d’oro da tesoro dei pirati, poi quando le scartavo scoprivo invariabilmente che il cioccolato era abbastanza deludente, perché di solito era cioccolato al latte e io, fin da bambina, adoro quello fondente, ma pazienza, andavano bene anche così.

Sugli scaffali del supermercato ho ritrovato le monete d’oro dei Natali della mia infanzia e mi sono intenerita e per un momento ho avuto la forte tentazione di acquistarle, ma poi ho lasciato perdere perché alla mia età è impensabile credere che siano veramente monete d’oro.

Le luci natalizie, invece, sono cambiate: oggi sono in genere lampadine a led, dalla luce fredda e potente, mentre quelle della mia infanzia erano lampadine colorate, collegate fra loro da un cavo di grosso calibro e infilate in piccole casette multicolori che davano al nostro albero un aspetto caldo e confortante (e pazienza se per tutto il periodo natalizio la casa era pervasa da un vago sentore di plastica surriscaldata).

Il Natale è il periodo dell’anno che fa affiorare tanti ricordi, che mi riporta i visi di tante persone che non ci sono più e che tanto ho amato e non sono proprio sicura di aver voglia che il Natale arrivi troppo presto.

Merano

Il castello di Masino.

Il Castello di Masino, che si affaccia sull’ampio panorama del Canavese tinto dei colori autunnali e avvolto nelle brume di questa uggiosa e gelida giornata di pioggia, è una dimora millenaria più volte rimaneggiata e riadattata alle esigenze abitative della famiglia aristocratica che, nei secoli, è stata proprietaria dell’edificio: i conti Valperga di Masino, il cui ultimo rappresentante, Luigi Valperga di Masino, lo cedette nel 1988 al Fai.

Il Castello sorge, in posizione strategica, su una collina morenica al centro della Piana di Ivrea, non lontano dalla Serra di Ivrea, ed è circondato da un ampio parco in cui si trova un labirinto di siepi.

Gli interni sono stati restituiti all’antico splendore grazie ad un appassionato lavoro di restauro che ha riportato in luce le decorazioni delle sale e gli arredi preziosi che, nei secoli, hanno abbellito gli ambienti.

Tra gli ambienti più suggestivi spiccano l’appartamento di Madama reale, la galleria dei poeti, il salone da ballo e lo splendido scalone che porta al piano superiore.

Il Castello è uno dei tanti beni recuperati e custoditi dal Fai che vale la pena di visitare senza trascurare una sosta in qualche trattoria dove gustare le prelibatezza della cucina del Canavese.

Castello di Masino (Piemonte)

Cosa sa fare un libro?

Un libro sa fare veramente molte cose: interessa, appassiona, insegna, diverte, guida alla scoperta di nuovi mondi, fa vivere infinite vite.

Ma i libri per bambini fanno molto di più perché spalancano loro le porte di un paese fantastico fatto di storie, di colori, di personaggi strampalati, di animali curiosi, di oggetti animati e fantasiosi.

Una volta al mese, al sabato mattina, ho lo straordinario privilegio di leggere, in biblioteca, per i bambini da zero a cinque anni ed è sempre un’esperienza favolosa: i bambini stanno lì, seduti in cerchio sul tappeto morbido e colorato e ascoltano, anche quando sembra che siano distratti e che stiano facendo altro, interagiscono e a modo loro commentano, ti porgono un libro da leggere con le faccine serie e poi stanno lì, accanto a te e lo sfogliano con te e vorrebbero che tu lo leggessi e lo rileggessi mille volte, sempre con la stessa intonazione, sempre con gli stessi gesti, con le stesse “vocine”.

Adoro questo appuntamento con i piccolissimi perché ho l’impressione (… e pazienza se mi illudo) di prenderli per mano ed accompagnarli, in punta di piedi, in un’esperienza importante che, in qualche modo, contribuisce ad aiutarli a crescere.

Se le mie letture li aiuteranno ad appassionarsi ai libri e alla lettura saprò di essere stata, almeno in piccola parte, utile.

Cavenago di Brianza. Nati per leggere

Il mio dolore per Venezia.

Guardo Venezia devastata dall’acqua alta che, in questi giorni, mi ricorda tanto quella terribile del ’66 e mi si stringe il cuore, e sento dentro un sentimento di rabbia per ciò che poteva e doveva essere fatto e non è mai stato fatto, per il Mose di cui sentiamo parlare da decenni, ma che non è ancora lì, alle bocche di porto, a difenderla ( sempre ammesso che, una volta in funzione, riesca davvero a difenderla e non servano, invece, interventi diversi per ripristinare l’equilibrio della laguna).

Provo un grande dolore per questa città fragile e preziosa come un diamante, provo un grande dolore per questa città unica al mondo che non possiamo permetterci di perdere, provo un grande dolore per i suoi palazzi delicati come un merletto, per i suoi campielli silenziosi, per i suoi fondachi da cui, un tempo, filtravano tutti i profumi dell’oriente.

Provo dolore perchè Venezia non è solo una città da ammirare, ma è una città da amare, una città da vivere, magari al di fuori dai percorsi del turismo di massa, perchè Venezia sa offrire angoli di incredibile bellezza, di rara eleganza.

Io posso solo provare dolore e, quando vado a Venezia, posso cercare di muovermi con estremo rispetto per la sua storia, per la sua arte, per la sua fragilità.

Io sono solo una semplice innamorata di Venezia e non posso fare altro che amarla come so, ma chi può progettare e decidere deve assumersi la responsabilità di proteggerla.

Venezia - Ghetto - Marzo 2016

Milano anni 60.

“Milano anni 60. Storia di un decennio irripetibile” è il titolo di una mostra allestita negli spazi di Palazzo Morando, nel cuore del Quadrilatero, che racconta gli anni del boom economico e le vicende che hanno contribuito la rendere Milano la città europea e moderna che è oggi.

La mostra si articola in otto sale che illustrano il periodo delle grandi rivoluzioni urbanistiche (dalla costruzione del grattacielo Pirelli e della Torre Velasca ai grandi quartieri residenziali), per passare poi all’ideazione e alla realizzazione della prima linea della metropolitana.

Il percorso poi attraversa la grande stagione del design, le avanguardie culturali, la nascita del cabaret, le esperienze musicali dai grandi maestri del jazz allo storico concerto dei Beatles al Vigorelli.

Le ultime due sale raccontano gli anni della contestazione giovanile e degli scioperi operai per concludersi con una stanza silenziosa e scura che ricorda la strage di Piazza Fontana che chiude tragicamente il decennio.

La mostra di Palazzo Morando è una buona occasione, per chi c’era, di ricordare e, per chi non c’era, di conoscere una importante pagina del passato.

Milano - Palazzo Morando - "Milano negli anni '60"