Un giorno a Catania.

E’ bello, di tanto in tanto, fare una “pazzia”, imbarcarsi in mattinata su un aereo (per un volo molto, molto low cost), arrivare a Catania giusto in tempo per gustarsi un arancino (o un’arancina, come sostengono dalle parti di Palermo) e poi trascorrere il pomeriggio nella città etnea assaporando il gusto di un’estate tardiva, lontano dalle brume della Valle Padana, dai riscaldamenti già accesi, dal brivido di autunno che mi attraversa.

E’ bello, prima che faccia buio (perché, ebbene sì, anche a Catania è autunno e le giornate si accorciano), prima di cercare un taxi per tornare in aeroporto salire sulla cupola della chiesa della Badia di Sant’Agata e da lì godersi lo spettacolo della città che, a poco a poco, si illumina e ammirare in lontananza la sagoma dell’Etna da cui si leva uno sbuffo di fumo scuro vagamente minaccioso, ma al tempo stesso allegro come un fuoco d’artificio.

E’ bello trascorrere una giornata in un clima da gita scolastica, ma senza ragazzini, sentirsi padroni del proprio tempo, gustare sapori, profumi e colori insoliti, provare la gioia di fare qualcosa di “diverso”, di sentirsi bene.

Mentre l’aereo mi riporta a casa chiudo gli occhi e mi sembra ancora di rivedere la luce, l’azzurro del cielo e del mare, il colore acceso dei fiori, degli oleandri e dell’ibisco e sento già il desiderio di tornare.

Catania - L'Etna

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