E’ sera a Vilnius, dopo cena decidiamo di fare quattro passi in centro anche se è un po’ tardi e addosso abbiamo la stanchezza dell’attesa in aeroporto e del volo e l’inquietudine dei bagagli che sembrano non arrivare mai sul nastro trasportatore e la sistemazione in albergo che, a causa delle chiavi magnetiche smagnetizzate, è un po’ laboriosa.
La doccia lava via la stanchezza lasciandomi addosso, però, una sorta di torpore e la cena contribuisce a darmi una tranquillità che mi farebbe raggomitolare sul divano.
Ma d’altra parte però c’è una città che non conosco da scoprire, c’è la curiosità di respirare un’atmosfera nuova e allora decido di uscire anch’io per assaggiare questo nuovo mondo.
Il centro della città, illuminato sapientemente, è bellissimo: tutto mi sembra interessante e insolito e gradevole.
E poi, mentre passeggio in una piazza, i miei occhi incrociano quelli di una signora che, seduta a terra in un angolo, offre i suoi fiori ai passanti .
E’ sera e i suoi fiori sono ormai un po’ sgualciti, ma il suo sguardo è vivo e intelligente e curioso almeno quanto il mio.
Mi avvicino, a gesti, mostrando la mia fotocamera, vorrei farle capire che mi piacerebbe scattarle una foto, non parlo logicamente il lituano e l’impresa non è semplice, ma l’anziana signora mi capisce al volo e si mette i posa stringendo un mazzolino di fiori.
C’è uno scambio di sguardi, di sorrisi, di saluti e di ringraziamenti e c’è un ricordo che mi resta dentro.