Archivio mensile:Agosto 2019

La penisola dei Curoni.

La penisola è una sottilissima striscia di terra lunga novantotto chilometri, in parte in territorio Lituano e in parte in territorio Russo (Oblast’ di Kalinigrad), verdissima e suggestiva, che divide la laguna dal Mar Baltico.

E’ un luogo di dune di sabbia, di foreste popolate da inquietanti presenze (le decine di sculture in legno di streghe e demoni che le popolano) di minuscoli villaggi di pescatori con le casette linde e colorate che sembrano prese in prestito da una favola, di cormorani che con le grandi ali spalancate asciugano le penne al sole e al vento.

E’ un lingua di terra così bella e tranquilla che Thomas Mann, dopo averla visitata, decise di costruire qui, su una altura, la sua casa tra gli abeti.

La penisola dei Curoni è uno dei luoghi che merita una visita in questo paese, la Lituania, forse poco conosciuto, ma ricco di angoli che lasciano a bocca aperta, di scorci bellissimi, di atmosfere di quieta serenità.

Nida - Penisola dei Curoni (Lituania)
I Cormorani
Penisola dei Curoni (Lituania) - Casa di Thomas Mann
Casa di Thomas Mann

La collina delle croci.

La piccola altura, poco più che un semplice corrugamento del terreno, non si vede da lontano, ma quando ci si avvicina si intuisce la sua presenza dalla lunga teoria di pellegrini, turisti o semplici curiosi che percorrono la strada lentamente, catturati dalla spiritualità del luogo che incute rispetto e invita alla riflessione.

Da tempo immemorabile i Lituani portano qui le loro croci, per ricordare qualche persona cara, per sciogliere un voto, per elevare una preghiera.

Quelle quattrocentomila croci (ma forse sono molte di più) parlano di devozione, ma anche di identità nazionale e, forse per questo motivo, erano invise al potere, durante gli anni dell’Unione Sovietica, che tentò in molti modi, ricorrendo anche alle ruspe, di eliminare le croci che, tuttavia, ricomparivano sempre più numerose.

Oggi sono tantissime, grandi e piccole, preziose o semplici, e camminare tra di esse provoca una profonda emozione, che non è solo un sentimento religioso, ma è quasi una nuova consapevolezza della vita e del dolore.

Collina delle Croci (Kryžių Kalnas) - Lituania

Una prima impressione.

Al ritorno dal viaggio attraverso le Repubbliche Baltiche le prime impressioni sono decise e molto positive.

Innanzitutto sono nazioni unite nell’immaginario collettivo (nell’ordine “Estonia, Lettonia e Lituania”) ma, pur mostrando caratteristiche simili, sono molto diverse fra loro.

Le tre capitali, di cui scriverò diffusamente in seguito, sono città a misura d’uomo, turistiche, ma non troppo, piene di spazi verdi, vivibili ed eleganti.

Fuori dalle città si stende a perdita d’occhio la pianura dove i campi si alternano a fitte foreste di conifere e di betulle punteggiate di casette di legno linde e colorate.

E poi c’è il Baltico, mai troppo lontano, c’è una storia comune di vita sul mare, di commerci, di tranquilla agiatezza.

Ma gli aspetti che colpiscono di più sono l’amore per la propria terra e la speranza nel futuro, la speranza di chi ha conosciuto un passato spesso difficile, ma che sa guardare avanti, rimboccarsi le maniche e darsi da fare.

La catena umana che proprio trent’anni fa collegava le tre capitali è un po’ il simbolo di questo desiderio di mettersi in gioco.

Riga (Lettonia)
La catena umana

Bellagio.

Sul battello strapieno che da Lecco porta a Bellagio a stento si sente parlare italiano, ma si sa che il Lago di Como è amatissimo dagli stranieri che, invariabilmente, puntano verso Bellagio (ma anche Varenna è gettonatissima).

Anche le vie di Bellagio e il Lungo Lario sono affollatissime di turisti, molti dei quali intenti a decifrare i menù esposti alle porte dei ristoranti, molti altri, invece, che hanno avuto la splendida idea di arrivare con la loro automobile, sono intenti a decifrare le istruzioni dei parchimetri.

Dopo il temporale di ieri il cielo splendente è percorso da sbuffi di nubi innocue, ma molto scenografiche mentre i colori dei fiori e delle foglie sembrano accesi dall’aria limpida.

Il parco di Villa Melzi, con i suoi alberi secolari, è un trionfo di verde e di bellezza e dalla terrazza della villa la vista del lago è uno splendore e quasi quasi provo una punta di invidia per le persone che, nel passato, hanno avuto la fortuna di vivere lì e di affacciarsi sullo specchio d’acqua che, un secolo fa, probabilmente era meno popolato di natanti e doveva dare un’immagine di riposante tranquillità.

Ed è proprio un senso di pace e tranquillità quello che provo, seduta su una panchina tra gli alberi, con fiori e alberi intorno e davanti il lago e i monti.

Bellagio

Ritorno nel verde.

Sono tornata quassù, tra le mie montagne, in questa casa immersa nel verde, dove tutto è silenzio e riposo e bellezza, dove ogni volta si ripete la magia che questi luoghi sanno creare perchè qui sento l’energia che mi attraversa, che mi dà nuova forza.

Qui tra questi panorami che conosco a memoria, che sono sempre gli stessi da quando ero bambina mi ritrovo, mi riconosco, mi sento rinascere.

Questa mattina sono uscita di casa molto presto, ho respirato l’aria frizzante e pulita che solo un temporale sa donare, ho percorso con gli occhi avidi di luce il cielo azzurro cupo senza una nuvola, ho camminato a passo svelto lungo la strada ancora vuota assaporando tutta la gioia del ritorno, ho ritrovato una serenità di cui avevo bisogno.

Come sempre, come ogni volta.

Pasturo (Valsassina) - Nel prato